1) al numero di persone richiedenti la protezione internazionale nell'Unione europea;
2) agli esiti delle domande di protezione esaminate dagli Stati membri in prima istanza.
Nelle prossime righe dedichiamo alcune riflessioni ai dati di Eurostat (sia in termini assoluti sia in confronto con il 2012) con un focus particolare sull'Italia.
Questi i principali dati contenuti nel rapporto,
1) quanto ai richiedenti protezione internazionale:
- le persone che, nei primi tre mesi del 2013, hanno chiesto protezione internazionale in uno dei 27 Paesi UE (la Croazia è entrata nell'Unione europea a luglio 2013) sono state 86.105, ovvero 15.000 in più (pari al 20%) rispetto allo stesso periodo del 2012;
- tali persone hanno chiesto protezione, nel 70% dei casi, in uno di questi cinque Paesi: Germania (21.065, circa 6.000 in più rispetto allo stesso periodo del 2012), Francia (15.970), Svezia (9.720), Regno Unito (7.155), Belgio (5.880). Si tratta di un trend già visto nel 2012 (si veda su questo il nostro post qui), con la Germania che si conferma come Paese di destinazione di un richiedente asilo su quattro di tutta l'Unione europea;
- nella classifica che mette in relazione richiedenti asilo con abitanti, spicca il primo posto della Svezia (circa 1.000 richiedenti asilo per ogni milione di abitanti), seguita da Belgio (525), Austria (425), Lussemburgo (420) e Cipro (370);
- tra i Paesi di provenienza, Russia e Siria sono al primo posto con un numero quasi identico di richiedenti asilo (rispettivamente 8.435 e 8.395, +66% e +201% rispetto allo stesso periodo del 2012). Da questi due Stati provengono quasi il 20% dei richiedenti asilo in tutta l'Unione europea. Cala leggermente il numero di richiedenti asilo afghani (5.880, -13%). Seguono quindi Pakistan (4.310) e Somalia (3.430). In termini percentuali, invece, l'incremento più forte è stato quello dei maliani (quintuplicati rispetto ai primi tre mesi del 2012);
- un richiedente asilo su quattro nel primo quarto del 2013 era minorenne;
- nel 70% dei casi si trattava di un uomo, nel restante 30% di una donna;
2) quanto agli esiti in prima istanza (che ovviamente possono fare riferimento a domande di protezione internazionale presentate negli anni precedenti):
- cresce notevolmente la percentuale di risposte positive che dal 26% circa del 2012 passa al 36% di questo primo quarto di 2013. Su 69.335 decisioni assunte dai Paesi UE, infatti, in ben 24.945 casi è stata riconosciuta una forma di protezione; tale crescita è certamente legata all'aumento delle domande presentate da cittadini siriani (quasi sempre accolte, V. sotto)
- in particolare, lo status di rifugiato è stato riconosciuto nel 15,5% dei casi, la protezione sussidiaria nel 13,5%, mentre una forma di permesso di soggiorno per motivi umanitari è stato rilasciato nel 7% dei casi;
- si segnalano in particolare il caso dell'Italia (77% di decisioni positive: V. meglio sotto il Focus Italia), ma anche quello della Svezia (48% positive), del Regno Unito (40%, di cui ben il 36% status di rifugiato) e della Germania (35%);
- ai siriani è stata riconosciuta una forma di protezione nell'89% dei casi, agli afghani nella metà dei casi, mentre alcune nazionalità ottengono pressoché sempre un diniego (è il caso della Serbia, con appena il 3% di risposte positive, e del Kosovo, con il 4%);
Focus Italia
In Italia si è assistito ad una ripresa delle domande di protezione internazionale (+31%), dopo il vistoso calo del 2012.
Sono infatti 4.910 le persone che hanno presentato domanda nel nostro Paese nel primo quarto dell'anno, dato che colloca l'Italia al sesto posto nell'Unione europea come numero totale di richiedenti asilo.
Se si confronta il dato con la popolazione, però, ecco che l'Italia scivola addirittura al 17mo posto fra i Paesi UE, con 85 richiedenti asilo ogni milione di abitanti.
Fra i Paesi di provenienza dei richiedenti asilo in Italia nel primo quarto del 2013, al primo posto troviamo la Nigeria (535 persone), quindi il Pakistan e l'Afghanistan (485 ciascuno), la Somalia (455) e l'Eritrea (435).
Quanto agli esiti in prima istanza, il dato italiano si differenzia dal resto dei Paesi europei, spiccando per positività: ben nel 77% dei casi, infatti, è stata riconosciuta una forma di protezione.
Tale dato è tuttavia certamente influenzato dalla c.d. “Emergenza Nord Africa” e, in particolare, dalle circolari ministeriali del 30.10.2012, con cui è stata data indicazione alle Commissioni territoriali di procedere, se richiesto dagli interessati, ad un nuovo esame delle domande presentate da persone giunte in Italia a seguito della guerra in Libia del 2011 e già rigettate. Tale nuovo esame avrebbe dovuto tenere in conto rilevanti esigenze umanitarie evidentemente prima non considerate.
Ciò ha portato, come noto, alla concessione generalizzata di un permesso di soggiorno per motivi umanitari che troviamo parzialmente riflesso nei dati Eurostat relativi al primo quarto del 2013.
Infatti, su 7.655 decisioni, ben 3.510 (il 46%) ha avuto come esito la protezione umanitaria, mentre i riconoscimenti dello status di rifugiato e della protezione sussidiaria sono stati rispettivamente 665 (pari al 9% del totale) e 1.690 (22%).
Mentre i tassi di riconoscimento dello status di rifugiato e della protezione sussidiaria sono tutto sommato in linea con quelli del 2012, il tasso di riconoscimento della protezione umanitaria è più che quintuplicato.
L'influenza dell'ENA, a nostro parere, è peraltro evidente anche con riferimento al totale delle decisioni assunte in prima istanza, ben 7.655 in 3 mesi (contro 21.705 decisioni assunte nell'intero 2012).
Vai al rapporto Eurostat