martedì 31 luglio 2012

EASO - La prima relazione annuale sulla situazione dell'asilo nell'UE


L'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO) ha da poco pubblicato la sua prima relazione annuale sulla situazione dell'asilo nell'UE. Considerata l'importanza della fonte (l'Agenzia dell'Unione in materia di asilo) e dell'oggetto, si capisce quanto tale relazione sia interessante ai nostri fini.
Ci siamo pertanto presi qualche giorno per avere il tempo di leggerla e con il post di oggi cerchiamo di riassumerne i punti principali, rimandando chi volesse approfondire alla lettura completa del documento.

martedì 24 luglio 2012

Conclusioni del Consiglio dell'UE sulla Libia - Diritti umani e assistenza alla gestione delle frontiere


Il 23 luglio il Consiglio dell'UE in formazione Affari Esteri ha adottato alcune conclusioni sulla Libia che sono importanti ai nostri fini.

In particolare, nelle conclusioni del Consiglio si legge che:
  • l'UE sottolinea l'importanza di proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali e invita nuovamente le autorità libiche a indagare sulle denunce di tortura e detenzione illegale e ad assicurare i responsabili alla giustizia. L'Unione europea chiede poi al governo libico di portare tutti i luoghi di detenzione sotto il suo completo controllo.
  • L'UE riafferma la sua disponibilità a fornire ulteriore assistenza alla Libia nel campo della sicurezza e della gestione delle frontiere, in stretta collaborazione con le autorità libiche e in coordinamento con la missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) e con la comunità internazionale. Stabilire frontiere sicure e stabili è la chiave per assicurare una migrazione ben gestita.

Commentando le Conclusioni del Consiglio UE, il ministro italiano Terzi ha detto che esse riprendono “alla lettera le richieste dell'Italia”.


mercoledì 18 luglio 2012

Verso la liberalizzazione dei visti Schengen per i cittadini moldavi - La relazione della Commissione



Il 22 giugno scorso la Commissione europea ha pubblicato la sua terza relazione sull'attuazione da parte della Repubblica Moldova del Piano d'Azione sulla liberalizzazione dei visti.
Il Piano d'Azione, presentato il 24 gennaio 2011, prevede una serie di parametri da rispettare, sia per quanto riguarda l'adozione di adeguati strumenti legislativi, sia per quanto riguarda la loro concreta applicazione, per arrivare – al termine del percorso – all'esenzione dell'obbligo per i cittadini moldavi di essere in possesso di un visto per entrare nell'area Schengen.
Si tratta di un percorso piuttosto standardizzato: in seguito alla firma di un accordo di riammissione (siglato fra l'UE e la Moldova nel 2007 ed entrato in vigore il 1° gennaio 2008), cui si accompagna generalmente un accordo sulla facilitazione per l'ottenimento dei visti per entrare nell'area Schengen, si avvia un Piano di Azione per arrivare, in cambio del rispetto dei parametri fissati dall'Unione, alla c.d. liberalizzazione dei visti, cioè all'eliminazione dell'obbligo di visto per i cittadini di quel determinato Paese.

La relazione del 22 giugno è l'ultima della “prima fase”, ovvero quella riguardante l'adozione da parte della Moldova di un idoneo quadro normativo e istituzionale.
Con il post di oggi guardiamo brevemente questa relazione, soffermandoci solo su quanto è più rilevante ai nostri fini.
Prendiamo atto comunque che la Commissione complessivamente giunge a concludere che la Repubblica Moldova ha fatto “costanti ed effettivi progressi” e che le norme richieste dal Piano d'Azione sono tutte state adottate. Gli obiettivi della “prima fase” del Piano sono dunque stati raggiunti.
La Commissione darà ora avvio alla “seconda fase” del Piano, passando in particolare a monitorare la concreta applicazione della normativa, a partire dall'adozione dei necessari strumenti attuativi e dall'allocazione da parte della Repubblica Moldova di appropriate risorse umane ed economiche per far fronte agli impegni presi.

martedì 10 luglio 2012

Le informazioni sui Paesi di origine nella procedura di asilo - Il primo rapporto dell'EASO (Afghanistan)


La normativa dell'Unione europea è molto chiara nell'attribuire un ruolo di grande importanza alle informazioni sui Paesi di Origine (COI - Country of Origin Information) nella procedura di asilo, tanto come strumento per permettere esami congrui delle domande di protezione internazionale, quanto come metro di valutazione della credibilità del richiedente, in particolare per sopperire alla carenza di prove.

L'art.4 comma 3 della Direttiva 2011/95/UE (Direttiva Qualifiche) stabilisce, alla lettera a), che l'esame della domanda di protezione internazionale deve prevedere “la valutazione di tutti i fatti pertinenti che riguardano il paese d’origine al momento dell’adozione della decisione in merito alla domanda, comprese le disposizioni legislative e regolamentari del paese d’origine e le relative modalità di applicazione”.
Il comma 5 dello stesso articolo prevede che le informazioni generali pertinenti al caso individuale possano servire a corroborare eventuali dichiarazioni del richiedente non suffragate da prove.
L'art. 8 comma 2 della stessa Direttiva Qualifiche, poi, prevede che le COI debbano essere tenute in conto dagli Stati membri anche in materia di "Protezione all'interno del Paese di origine".
L'art. 10 comma 1 lett. d), ai fini dell'individuazione di un determinato gruppo sociale (che è uno dei possibili motivi di persecuzione per aversi il riconoscimento dello status di rifugiato), stabilisce che “in funzione delle circostanze nel paese d’origine, un particolare gruppo sociale può includere un gruppo fondato sulla caratteristica comune dell’orientamento sessuale”.

mercoledì 4 luglio 2012

Eurostat: le persone a cui è stata riconosciuta una forma di protezione negli Stati UE nel corso del 2011


Lo scorso 19 giugno Eurostat ha pubblicato i dati sui riconoscimenti di protezione da parte degli Stati membri dell'UE nel corso del 2011. Si tratta di 84.100 persone, in crescita rispetto alle 75.800 del 2010.
L'ufficio statistico dell'UE prende in considerazione sia le decisioni in prima istanza, sia le decisioni in fase di ricorso e ci dice che, nel primo caso, è stata riconosciuta una forma di protezione (internazionale o nazionale) a 59.500 persone, su circa 237.000 domande esaminate (pari a circa il 25%), mentre nel secondo altre 24.600 persone si sono viste riconoscere una protezione, su circa 128.000 casi (pari al 19%).

lunedì 2 luglio 2012

Il testo dell'accordo di riammissione UE-Turchia.


Il 21 giugno Unione europea e Turchia hanno trovato una convergenza, dopo più di 7 anni di negoziati, sul testo di un accordo di riammissione di persone irregolarmente soggiornanti.
Quanto all'Unione europea, il Consiglio dell'UE (del 26 giugno) ha già autorizzato la firma dell'accordo. Si dovrà ora attendere il consenso del Parlamento europeo prima di poter procedere.
L'accordo entrerà in vigore comunque solo una volta che entrambe le parti (UE e Turchia) avranno firmato il testo e si saranno notificate reciprocamente la ratifica.

Si tratta di un accordo molto importante, sotto molteplici punti di vista. La Turchia è infatti considerata, come noto, un Paese chiave per la lotta all'immigrazione irregolare, dal momento che un numero elevato di persone che entrano irregolarmente nel territorio dell'UE lo fa proprio in provenienza da quel Paese, come ci raccontano i rapporti di Frontex.
Si capisce dunque perché l'Unione ritenga da tempo la conclusione di tale accordo una priorità (V. Programma di Stoccolma, p. 36, punto 7.5).

Dal canto suo, la Turchia – forte della sua crescente importanza geopolitica, oltre che di questo ruolo di "Paese chiave" nella lotta all'immigrazione irregolare (ruolo da cui è possibile avanzare pretese) – ha ovviamente messo sul tavolo delle trattative le proprie richieste per arrivare all'accordo. 
Richieste che, in particolare, si sono concentrate nell'area dei visti per l'ingresso dei cittadini turchi nell'area Schengen.
E, se è vero che il Consiglio dell'Unione ha già invitato la Commissione a muoversi in direzione di una liberalizzazione dei visti (come prospettiva graduale e di lungo periodo), è altrettanto chiaro che la Turchia non firmerà l'accordo di riammissione fino a che non si sarà avviata per lo meno una "road map" verso la liberalizzazione dei visti nei confronti dei cittadini di quel Paese.

Vediamo comunque questo accordo più da vicino.