La Comunicazione, dopo aver dato conto dei passi in avanti compiuti dall'adozione del Programma di Stoccolma nel 2009, identifica cinque priorità politiche per il prossimo futuro:
1. Una politica efficace in materia di migrazione e mobilità
2. Schengen, visti e frontiere esterne
3. Un Sistema europeo comune di asilo in pratica
4. Rinforzare ulteriormente l'approccio globale alla migrazione e alla mobilità
5. Un'Europa che protegge
Oggi ci occuperemo solo di quanto più rilevante ai nostri fini, cioè di una parte del punto 1 e dei punti 2 e 3, rimandando alla lettura della Comunicazione per il resto.
Una politica efficace in materia di migrazione e mobilità
All'interno di questo punto, la Commissione si occupa di immigrazione irregolare e rimpatri, sottolineando come la prevenzione e la riduzione dell'immigrazione irregolare sia una parte essenziale di un sistema migratorio ben gestito. Nella Comunicazione si ribadisce l'importanza degli accordi con i Paesi di origine e transito e di come questa dovrebbe continuare ad essere parte integrante dell'azione esterna dell'Unione europea, incluso degli accordi di cooperazione allo sviluppo.
Dopo aver sottolineato che l'Unione considera prioritario il rimpatrio volontario e le misure di re-integrazione nel Paese di origine, la Comunicazione sottolinea che l'UE dovrà continuare a collaborare con i Paesi terzi per la piena applicazione degli accordi di riammissione esistenti e che potrebbero essere presi in considerazione ulteriori accordi di riammissione con altri importanti Paesi di origine.
Schengen, visti e frontiere esterne
Per quanto più di nostro interesse, la Commissione sottolinea che l'obiettivo della politica sui visti è quello di facilitare le opportunità di viaggio e rendere l'area Schengen una destinazione più attrattiva, mantenendo al contempo un elevato livello di sicurezza. È necessario rivedere il Codice dei Visti, per assicurare una maggiore convergenza nell'esame delle richieste di visto Schengen, e completare l'avvio del Sistema di Informazione sui Visti (VIS-Visa Information System). Ci si dovrebbe poi dirigere verso un sistema basato più sull'esame dell'individuo che sulla nazionalità (ma solo dopo uno studio dell'impatto di tale cambio di impostazione).
In materia di gestione delle frontiere esterne, la Comunicazione sottolinea come si attenda un incremento del numero di persone che cercano di entrare nel territorio degli Stati UE e, pertanto, sia necessario ricorrere alla più moderna tecnologia per una gestione delle frontiere più efficiente.
Un Sistema europeo comune di asilo in pratica
Questa è la parte della Comunicazione che sicuramente più ci interessa e la previsione della Commissione è chiara: nei prossimi anni l'Unione europea può trovarsi di fronte a sfide molto complicate in materia di protezione internazionale.
L'impianto normativo è in piedi. Con l'approvazione da parte del legislatore degli atti che compongono il Sistema europeo comune di asilo, l'UE si è dotata di standard più elevati in materia di accoglienza ed esame delle domande di protezione internazionale.
La priorità dunque sta ora nella trasposizione negli ordinamenti interni e in una coerente applicazione delle norme. Il che lascia immaginare una presenza più forte della Commissione nel controllo del rispetto delle norme europee in questo settore da parte degli Stati membri.
La comunicazione avanza poi – e questo ci sembra il passaggio più importante – l'ipotesi di creare regole sul riconoscimento reciproco delle decisioni (positive, aggiungiamo noi: il riconoscimento delle decisioni negative, nei fatti, già esiste ed è il Regolamento Dublino) in materia di asilo tra gli Stati membri e sul trasferimento della protezione da uno Stato all'altro. Ciò sarebbe in linea con l'obiettivo del Trattato sul Funzionamento dell'Unione europea (art. 78) di creare uno status uniforme in materia di asilo valido in tutta l'Unione e, continua la Commissione, ridurrebbe gli ostacoli al movimento all'interno dell'UE.
La Comunicazione passa poi al tema della solidarietà in materia di asilo, sottolineando come:
- la ricollocazione dei beneficiari di protezione dovrebbe essere rinforzata, a partire dal progetto pilota sperimentato con Malta (progetto EUREMA);
- si potrebbe sviluppare un sistema di esame congiunto a livello europeo delle domande di protezione internazionale;
- si potrebbero esplorare strade per la “messa in comune” dei posti di accoglienza in casi di emergenza, per supportare i Paesi chiamati a confrontarsi con elevati numeri di richieste di asilo.
La Commissione sottolinea poi la necessità di valutare le attuali regole in materia di protezione temporanea e, se necessario, di migliorarle per renderle più flessibili e praticabili.
Infine, l'accesso al territorio. L'obiettivo – ambizioso – è quello di promuovere elevati standard di protezione nei Paesi di transito e origine al fine di ridurre i pericolosi viaggi attraverso il Sahara o il Mediterraneo.
Le priorità, secondo la Comunicazione, sono quelle di allargare l'ambito di applicazione dei Programmi di Protezione Regionale e di stabilirne dei nuovi; assicurare arrivi più “ordinati” delle persone che necessitano di protezione internazionale attraverso il reinsediamento (la Commissione ricorda come i posti messi finora a disposizione dagli Stati europei per il reinsediamento siano molto modesti) e le procedure di ingresso protetto.
Infine, la Commissione suggerisce di avviare uno studio di fattibilità sulla possibilità di esame congiunto delle domande di protezione al di fuori dell'Unione europea, senza pregiudizio degli attuali diritti in materia di accesso alla procedura di asilo sul territorio europeo. Tema importante ma certamente delicato, su cui si deve a nostro parere procedere con grande, grandissima, prudenza.
Vai alla Comunicazione della Commissione “An open and secure Europe: making it happen"