Il 14 maggio la Corte europea dei
diritti dell'uomo ha deciso di chiedere al governo italiano di non
procedere al trasferimento in Ungheria, ai sensi del Regolamento
Dublino II,
di una famiglia di richiedenti asilo in
carico allo Sportello Protezioni Internazionali di ASP Poveri
Vergognosi di Bologna.
I ricorrenti, rappresentati
dall'avvocato Antonietta Cozza del foro di Bologna, avevano lamentato
una possibile violazione dell'art. 3 CEDU in caso di rinvio
verso quel Paese, dove erano in precedenza transitati.
L'abbondanza e la qualità del
materiale raccolto, grazie anche alla collaborazione
dell'Hungarian Helsinki Committe, aveva infatti messo in luce
le condizioni particolarmente dure che la famiglia avrebbe
incontrato al rientro in Ungheria, nonché le carenze della
procedura di asilo in quel Paese.
Pertanto, nonostante l'Ungheria avesse
accettato la propria responsabilità e tutto sembrasse pronto
per il trasferimento, la Corte di Strasburgo ha deciso di indicare al
governo italiano di non espellere i ricorrenti, in applicazione
dell'art. 39 del suo regolamento, che recita:
Misure cautelari: "1. La Camera o, se del caso, il suo
presidente può, su istanza di parte o dei terzi interessati oppure
d’ufficio, indicare alle parti le misure cautelari che ritiene
debbano essere adottate nell’interesse delle parti o della corretta
conduzione del procedimento"