Amnesty International ha diffuso una nota informativa in cui punta il dito contro l'immobilismo degli Stati dell'Unione europea nei confronti di migliaia di rifugiati bloccati in Tunisia ed Egitto, in zone limitrofe al confine con la Libia.
La nota, dal titolo "Europe, now it is your turn to act", ricorda che, secondo l'UNHCR, al momento dello scoppio della guerra, si trovavano in Libia "circa 8.000 rifugiati riconosciuti e circa 3.000 richiedenti asilo", provenienti soprattutto da Paesi del Corno d'Africa, ma anche da Costa d'Avorio e Irak.
Si tratta di persone che non possono tornare nei rispettivi Paesi di origine per via dei rischi che correrebbero e a cui né Egitto né Tunisia possono offrire soluzioni durature. Né il ritorno in Libia può essere considerato una valida alternativa.
L'unica opzione per loro è dunque il reinsediamento.
Che tuttavia, come si sa, non è un obbligo per gli Stati di destinazione, bensì un atto di buona volontà.
Non ci sorprende troppo, dunque, leggere nella nota di Amnesty che la risposta degli Stati dell'UE è stata fin qui "totalmente inadeguata".
Del resto, secondo le stime dell'UNHCR (Global Trends 2010), le persone che nel mondo necessitano di reinsediamento sono, nel 2011, più di 800.000, mentre la quota annuale offerta dagli Stati arriva ad 80.000 posti.
Nel 2010, sempre secondo l'UNHCR, sono state reinsediate 98.800 persone, di cui 71.400 negli Stati Uniti, 12.100 in Canada e 8.500 in Australia...
Si noti che nel 2009 la Commissione europea ha presentato una Comunicazione sull'istituzione di un programma comune di reinsediamento UE.
Tale programma comune, basato su una modifica della Decisione FER III che riconoscerebbe assistenza finanziaria agli Stati che provvedono al reinsediamento conformemente a delle priorità annuali comuni, avrebbe comunque come principio-guida il fatto che "la partecipazione degli Stati membri al reinsediamento dovrebbe restare volontaria".
Vai alla nota informativa di Amnesty
Vai alla Comunicazione sull'istituzione di un programma comune di reinsediamento UE
Vai alla proposta della Commissione di modifica della Decisione FER III