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venerdì 3 ottobre 2014

Frontex plus, Tritone, Mare nostrum. A un anno dalle tragedie di Lampedusa il sistema europeo comune di asilo al bivio.

Il 27 Agosto scorso, in una conferenza stampa congiunta, il Ministro degli Interni italiano Angelino Alfano e la Commissaria europea per gli affari interni Cecilia Malmström hanno annunciato la fine dell’Operazione Mare Nostrum e il lancio della nuova missione chiamata Frontex Plus, che è stata poi ribattezzata Tritone.

A distanza di più di un mese, ancora poco si sa di questa missione e di cosa succederà nel Mar Mediterraneo, ma ci sembra importante cercare di chiarire alcuni aspetti.

lunedì 17 marzo 2014

Rapporto di FRONTEX sul terzo trimestre 2013

Oggi ci occupiamo del consueto rapporto trimestrale "Risk Analysis" dell'Agenzia Frontex e, in particolare, del rapporto relativo al periodo Luglio-Settembre 2013, recentemente pubblicato sul sito dell'Agenzia. 





I punti principali che emergono dal rapporto sono i seguenti:


  • in totale è stato rilevato che 42.618 migranti sono stati intercettati mentre attraversavano in maniera irregolare le frontiere degli Stati membri, quasi il doppio rispetto allo stesso intervallo di tempo del 2012. Il rapporto sottolinea come il numero di intercettazioni alle frontiere marittime sia stato superiore anche a quanto registrato durante l'apice della Primavera Araba nel 2011;
  • tale aumento è stato in gran parte dovuto ad intercettazioni di Siriani, che hanno costituito la nazionalità maggiormente rilevata (più di  6.000 persone) e di Eritrei (circa 6.000): tali intercettazioni sono state effettuate soprattutto alla frontiera marittima italiana (non soltanto siciliana, ma anche calabrese e pugliese), portando, tuttavia, queste due nazionalità ai primi posti anche a livello europeo. Degni di nota, sebbene in misura minore, sono stati anche gli intercettamenti di Somali (2.700), Nigeriani (1.800) ed Egiziani (1.000); mentre i primi (Somali e Nigeriani) si sono spostati tramite imbarcazioni provenienti dalla Libia, i secondi sono partiti direttamente dall'Egitto. 


lunedì 10 ottobre 2011

Frontex: immigrazione irregolare in crescita nel 2^ quarto del 2011

Il 4 ottobre Frontex ha pubblicato il suo rapporto "Risk Analysis" relativo al secondo quarto (aprile-giugno) del 2011. Questi i principali punti evidenziati dal rapporto:
  • tutti gli indicatori relativi all'immigrazione irregolare sono cresciuti rispetto al periodo (gennaio-marzo) precedente. Il numero delle persone fermate durante l'attraversamento irregolare di una frontiera ha toccato un livello (41.245) mai raggiunto dalla seconda metà del 2008. Le richieste di asilo sono salite a uno dei livelli più alti (58.544) da quando la raccolta dei dati da parte di Frontex è cominciata.

giovedì 6 ottobre 2011

Intervista ad Anneliese Baldaccini (Amnesty International) su Frontex

Con il post di oggi diamo il via a quella che auspichiamo possa diventare una serie di interventi sul blog Asilo in Europa di esperti che possono aiutarci a capire meglio il senso e la portata delle novità di cui via via diamo conto.


Nei giorni scorsi abbiamo scritto dell'approvazione da parte del Parlamento europeo di una serie di modifiche al Regolamento Frontex. Abbiamo anche scritto del rapporto di Human Rights Watch "The EU's Dirty Hands", che si esprime in termini molto duri nei confronti di Frontex e, in particolare, dell'operazione RABIT al confine fra Grecia e Turchia.


Su questo e altro abbiamo chiesto un parere ad Anneliese Baldaccini, responsabile del settore Asilo e Immigrazione di Amnesty International, Ufficio Istituzioni Europee, Bruxelles.



giovedì 22 settembre 2011

Frontex e le "mani sporche " dell'Unione Europea - Il rapporto di Human Rights Watch

Pochi giorni fa avevamo parlato della ormai prossima modifica del Regolamento Frontex.
Ieri, l'organizzazione non governativa Human Rights Watch ha pubblicato un lungo e interessante rapporto dal titolo "The EU's Dirty Hands: Frontex Involvement in Ill-Treatment of Migrant Detainees in Greece".

Il rapporto, incentrato sul dispiegamento di una squadra di intervento rapido (RABIT) nella zona del fiume Evros, al confine fra Grecia e Turchia, tra la fine del 2010 e l'inizio del 2011, si basa su una serie di visite sul campo, corredate da interviste con migranti, rifugiati e richiedenti asilo, funzionari della polizia greca e di Frontex. 

La situazione all'epoca era la seguente: a seguito di una richiesta delle autorità greche, incapaci di far fronte all'arrivo di numerosi migranti, il 2 novembre 2010 Frontex ha inviato in Grecia una squadra di intervento rapido (c.d. "RABIT"), composta da 175 guardie di frontiera provenienti dagli altri Paesi dell'area Schengen, oltre a varie attrezzature tecniche. 
La missione RABIT, originariamente prevista fino a dicembre, è stata poi prolungata fino a marzo e infine sostituita da una presenza permanente di Frontex (tramite l'operazione "Poseidon Land 2011"). 

Secondo il rapporto "General report 2011" di Frontex, la missione RABIT è stata un successo: da novembre 2010 a marzo 2011 si è registrato un calo del 76% nel numero dei migranti fermati durante un attraversamento irregolare del confine interessato.
HRW ci presenta ora l'altra faccia della medaglia.

Il rapporto ricorda innanzitutto come la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo nel caso M.S.S. c. Belgio e Grecia, emanata proprio durante le attività RABIT in Grecia (benché non collegata ad esse), abbia, fra le altre cose, condannato il Belgio perchè, attraverso il rinvio in Grecia di un richiedente asilo, ha consapevolmente esposto quest'ultimo a condizioni di detenzione equiparabili a trattamenti degradanti.

Durante la missione RABIT, anche Frontex ha favorito in diversi modi il trasferimento di migranti in centri di detenzione in cui le condizioni, verificate da HRW, erano le stesse condannate dalla Corte di Strasburgo. Pertanto, secondo il rapporto, Frontex è responsabile per aver esposto migranti a trattamenti proibiti. Frontex, del resto, come emerge dal rapporto, era ben consapevole delle condizioni nei centri di detenzione in Grecia in quanto vi aveva condotto visite poco prima dell'invio della squadra RABIT. In quanto Agenzia dell'Unione, poi, Frontex deve rispettare la Carta dei diritti fondamentali dell'UE e, in particolare, il divieto di tortura o trattamenti disumani o degradanti (art. 4) nonché il diritto di asilo (art. 18).


Alla base di tutto c'è una contraddizione evidente. Ai sensi del Regolamento Frontex, la responsabilità per il controllo dei confini esterni è piena responsabilità degli Stati membri. Inoltre, gli "agenti distaccati" da altri Paesi durante una missione RABIT possono agire esclusivamente agli ordini delle guardie di frontiera dello Stato membro ospitante e non possono adottare provvedimenti di respingimento. Frontex ha solo il compito di facilitare l'applicazione delle misure in materia di gestione delle frontiere esterne, attraverso il coordinamento delle azioni degli Stati. 
 Tuttavia, emerge dal rapporto di HRW, è improbabile nella pratica che le autorità di uno Stato che, ammettendo l'incapacità di gestire il proprio confine, ha richiesto l'invio di squadre RABIT, finiscano poi per non seguire le indicazioni degli agenti dispiegati. O per lo meno, se una catena di comando esisteva, con a capo gli ufficiali greci, durante le visite di HRW nella regione di Evros, questo non era evidente.

Sebbene, dunque, sia vero che Frontex non ha alcun ruolo nella gestione (quindi negli standard) dei centri di trattenimento per migranti in Grecia, è altrettanto vero che i suoi agenti e i suoi responsabili sono ben a conoscenza della situazione, soprattutto all'interno di alcuni centri, e avrebbero potuto cercare soluzioni che permettessero che l'applicazione delle regole relative al dispiegamento della squadra RABIT avvenisse nel rispetto dei diritti fondamentali.

Ad esempio, suggerisce HRW, prendere in considerazione, per il trattenimento, centri in cui le condizioni di vita sono accettabili.

Pertanto, conclude il rapporto, le attività di Frontex che hanno favorito i trattenimenti nei centri di detenzione greci, hanno violato il divieto di trattamenti disumani o degradanti e dovrebbero dunque essere immediatamente sospese fino a che non siano state prese misure che assicurino che tale divieto assoluto non venga violato.

Sul sito di Frontex si può trovare una concisa replica al rapporto.


Vai al rapporto di HRW
Vai alla replica di Frontex
Vai al Regolamento Frontex
Vai al Regolamento che istituisce i RABIT e modifica Frontex
Vai al Comunicato stampa del Parlamento europeo su modifica Frontex

mercoledì 14 settembre 2011

Il Parlamento europeo approva proposta di modifica a Frontex

Il Parlamento europeo ha approvato ieri, martedì 13 settembre, la proposta della Commissione di modifica del Regolamento Frontex, già precedentemente modificato nel 2007 limitatamente all'introduzione di un meccanismo per la creazione di squadre di intervento rapido alle frontiere (RABIT). 

Il testo di modifica del Regolamento n. 2007/2004, su cui già si era trovato un accordo politico fra Parlamento europeo e Consiglio prima dell'estate, dovrà ora essere formalmente adottato da quest'ultimo. 
Ad adozione avvenuta dedicheremo un piccolo spazio all'approfondimento.  


Vai al comunicato stampa della Commissione europea
Vai alla Risoluzione del Parlamento europeo sulla proposta di modifica del Regolamento Frontex

venerdì 12 agosto 2011

Frontex General Report 2011


Il General Report 2011 pubblicato da Frontex descrive il quadro delle attività condotte dall'Agenzia nel corso del 2010, comprese le spese. 
Fin dalle prime battute, ovvero dall'introduzione del Direttore Generale Ilkka Laitinen, si coglie l'entusiasmo per quanto l'Agenzia ha saputo fare durante lo scorso anno. In particolare, in questo "anno storico per Frontex", si è avuto il primo dispiegamento di un team RABIT (acronimo per Rapid Border Intervention Team) che, impiegato al confine fra Turchia e Grecia a partire da ottobre 2010 e fino a marzo 2011 su richiesta delle autorità greche, ha visto impegnate circa 170 guardie di confine di media al giorno, nonché una serie di mezzi tecnici per il controllo del confine, forniti da 26 Stati membri. 
Il risultato principale, notevole, di questo dispiegamento di forze sta nei numeri: 76% in meno di ingressi irregolari a quel confine. 
Sfortunatamente, per quanto più ci interessa ai nostri fini, lo stesso General Report 2011 ammette che "il successo dal lato del controllo del confine non è stato accompagnato da un risultato altrettanto favorevole da quello umanitario". Il rapporto non aggiunge molto di più, ma è lecito domandarsi, considerate le nazionalità prevalenti delle presone fermate (Afghanistan e Iraq), quante di queste abbiano potuto presentare una domanda di protezione internazionale ed avere accesso ad una procedura per il riconoscimento.

Il rapporto si sofferma poi sul delicato tema del rispetto dei diritti fondamentali durante le operazioni coordinate da Frontex. Pur notando il tentativo di sottolineare continuamente l'attenzione dedicata da Frontex al tema (ricordiamo che la base giuridica di Frontex, cioè il Regolamento 2007/2004 è pressoché privo di riferimento a temi come diritti umani, protezione internazionale,...), non possiamo non salutare con piacere la notizia che nel 2011 alcune iniziative di formazione dedicate allo staff di Frontex saranno realizzate in collaborazione con FRA (Agenzia dell'UE sui Diritti Fondamentali) e il supporto dell'UNHCR, al fine di assicurare che il tema dei diritti fondamentali sia al centro di tutte le attività di Frontex. Curioso caso mai è che questa attenzione ai diritti umani emerga solo 6 anni dopo l'effettivo avvio dei lavori dell'Agenzia...
 Come anticipato altrove, Frontex dovrebbe dotarsi in futuro anche di un "Responsabile dei diritti umani" all'interno del suo (numeroso: 294 persone) staff.

Ultima nota sul budget: nel 2010 è arrivato a toccare la cifra, davvero ragguardevole, di 92,8 milioni di euro (+ 5,2% rispetto al 2009). Non senza una comprensibile punta d'orgoglio, il rapporto sottolinea come, dal 2006, il budget sia aumentato addirittura del 360%!



domenica 31 luglio 2011

Frontex Risk Analysis Q1, gennaio-marzo 2011



Il rapporto di Frontex relativo ai primi 3 mesi dell'anno in corso segnala un aumento delle persone fermate durante un attraversamento illegale di una frontiera, passate dai 27.531 dell'ultimo quarto del 2010 a 32.906. Se paragonato con lo stesso periodo del 2010, l'incremento è ancora maggiore (allora le persone intercettate erano state 14.857).

Ciò è dovuto, quasi esclusivamente, all'arrivo sull'isola di Lampedusa di circa 20.000 tunisini.
A causa di questa situazione, Frontex ha ricevuto una richiesta formale di assistenza da parte del Ministero dell'Interno italiano e ha lanciato, il 20 febbraio, l'operazione Hermes Extension 2011.

Al contrario, il confine ultimamente più “caldo”, cioè quello fra Grecia e Turchia, ha segnato una diminuzione del 60% rispetto all'ultimo quarto del 2010, a causa delle attività delle squadre RABIT a quel confine.

Quanto ai rifiuti di ingresso, secondo il rapporto Risk Analysis gennaio-marzo 2011, il totale è stato di 28.664 persone, in linea con l'ultimo quarto del 2010. 
Più nello specifico, il numero degli albanesi è aumentato di quattro volte rispetto all'ultimo quarto del 2010. Ciò è dovuto alla liberalizzazione dei visti che ha spinto molte persone, con precedenti “divieti di ingresso” a carico, a cercare comunque di entrare nell'area Schengen.

Il rapporto segnala poi che le domande di asilo – che vengono considerate da Frontex come un indicatore di immigrazione irregolare – sono state 50.939, cioè il 12% in meno dell'ultimo quarto del 2010 (ma il 7% in più rispetto allo stesso periodo del 2010). 
In particolare, si sono più che dimezzate le richieste di asilo da parte di cittadini serbi, che nel corso del 2010 (a seguito della liberalizzazione dei visti) erano notevolmente aumentate.

Due ci paiono in conclusione le considerazioni da fare in questa sede:
  1. la liberalizzazione dei visti non comporta necessariamente un aumento del c.d. uso strumentale della richiesta di asilo, come spesso paventato dagli Stati. Dopo un primo incremento delle richieste da parte di cittadini serbi nel 2010, il dato sembra infatti essersi assestato su livelli più bassi nel 2011. Per quanti riguarda i cittadini albanesi e bosniaci (nei cui confronti la liberalizzazione è avvenuta nel dicembre 2010) l'aumento delle domande nel primo quarto del 2011 non si è nemmeno verificato.
  2. I dati relativi agli ingressi illegali intercettati continuano ad essere molto bassi, nonostante il rapporto tenda ad enfatizzare qua e là che “il rischio permane”. Se si escludono i 20.000 tunisini arrivati a Lampedusa (riguardo ai quali si fatica a sostenere che siano stati “fermati”, tanto meno grazie alle operazioni di coordinamento di Frontex), si nota che il totale delle persone intercettate durante l'attraversamento irregolare di una frontiera nei primi tre mesi del 2011 è stato di appena 12.000 persone! Di fronte a questi numeri si fa onestamente fatica a giudicare proporzionato il budget, ormai superiore a 90 milioni di euro all'anno, assegnato all'Agenzia.



venerdì 15 luglio 2011

Accordo politico su modifica Regolamento Frontex


Il 23 giugno il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico sulla modifica al Regolamento che istituisce l'Agenzia Frontex. Il testo finale del nuovo Regolamento, che ha già ricevuto (il 12 luglio) il via libera della Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni, dovrebbe essere definitivamente approvato dopo l'estate.

Frontex è l'Agenzia UE che assiste e coordina le azioni degli Stati membri nel controllo dei loro confini esterni. Creata nel 2004, operativa dal 2005, ha sede a Varsavia e un budget che dai 6 Milioni di euro del 2005 è cresciuto fino agli 86 Milioni nel 2011. Per Frontex lavorano 300 persone. E' evidente l'importanza e la delicatezza del ruolo di Frontex nel campo della protezione internazionale.
Queste, in sintesi, le novità che ci paiono più importanti:

  • la possibilità per l'Agenzia di acquistare proprie attrezzature tecniche per le operazioni di controllo delle frontiere;
  • l'obbligo per gli Stati membri, a seguito di accordi annuale con l'Agenzia, di mettere a disposizione un certo numero di guardie di confine e attrezzature tecniche su richiesta dell'Agenzia, salvo situazioni eccezionali;
  • il nome comune delle squadre dispiegate da Frontex nelle operazioni sarà: "Squadre di guardie di confine europee. Si è a lungo discusso su questo punto, apparentemente banale ma in realtà molto sensibile per gli Stati, per ovvi motivi.
  • viene istituito un Forum consultivo sui Diritti Fondamentali e sarà designato all'interno dell'Agenzia un responsabile in materia di diritti fondamentali. Siamo troppo maliziosi nel prevedere vita dura in ufficio per questo/a responsabile?
  • maggiori compiti per l'Agenzia in diversi campi, fra cui: analisi dei rischi (soprattutto, molto importante, sulla capacità degli Stati di far fronte a problemi imminenti, formazione delle guardie di confine (incluso in materia di diritti umani e protezione internazionale, ricerca;
  • la possibilità per Frontex di trasferire i dati personali raccolti durante le operazioni a Europol e altre agenzie UE di forze dell'ordine;
  • un ruolo maggiore per Frontex nella organizzazione di operazioni di rimpatrio che saranno sottoposte ad un monitoraggio realizzato sulla base di criteri oggettivi e trasparenti (ma non "indipendente" a quanto pare)

Fin da ora, in attesa di commentare più approfonditamente il Regolamento dopo che sarà approvato, ci paiono tre i commenti più importanti da fare:
 

  1. Gli Stati stanno accettando, seppur con cautela e non senza remore, di cedere un altro pezzetto della loro sovranità nazionale in una materia (i controlli alle frontiere esterne) generalmente considerata come la massima espressione di questa sovranità. Perché? Probabilmente perché alcuni Stati (vedi Grecia) si sono dimostrati del tutto incapaci di controllare i propri confini. In particolare, il concetto di "guardie di confine europee” proposto anni fa, poi caduto in disgrazia, ora contenuto in questo nuovo testo - ci sembra un passo importante.
  2. Si nota, sia nella proposta, sia nel corso dei negoziati,lo sforzo di Commissione e Parlamento europeo per fare accettare agli Stati (e dunque al Consiglio) alcune garanzie minime in materia di rispetto dei diritti umani e accesso alla protezione internazionale. Le novità che paiono emergere dai risultati del negoziato sono tuttavia ben modeste.
  3. Ogni previsione, per quanto buona, in materia di rispetto dei diritti umani, rischia inoltre di restare lettera morta in assenza di precisi e indipendenti meccanismi di valutazione dell'implementazione delle regole europee. Un simile (indipendente) monitoraggio con riguardo alle operazioni di rimpatrio congiunte era previsto nella proposta della Commissione ma sembra non essere sopravvissuto ai negoziati...

NB: Regno Unito e Irlanda non prendono parte al Regolamento Frontex e non ne sono vincolate. Al contrario, Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein sono vincolate dal Regolamento in virtù dei rispettivi Accordi conclusi con l'Unione europea.

Vai al comunicato della commissaria Malmström
Vai al testo del Regolamento Frontex
 Vai al testo della Proposta della Commissione di modifica del Regolamento Frontex

giovedì 2 giugno 2011

Frontex Risk Analysis 2011




L'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione Europea (Agenzia Frontex) ha pubblicato il suo annuale rapporto "Risk Analysis 2011"
 
Il rapporto sottolinea come il numero di persone intercettate mentre tentavano di attraversare irregolarmente una frontiera terrestre o marittima nel corso del 2010 sia rimasto pressoché identico rispetto al 2009: 104.049. 
In particolare, la migrazione irregolare attraverso le rotte del Mediterraneo occidentale continua a calare, mentre al confine fra Turchia e Grecia si è registrato un forte aumento degli intercettamenti, soprattutto di cittadini di Albania, Afghanistan, Algeria, Somalia. A seguito di questo incremento, nel novembre 2010 è stato per la prima volta dispiegato un team RABIT (Rapid Border Intervention Team), composto da 191 ufficiali di tutti gli Stati membri e Stati associati a Schengen. 
 
Quanto ai rifiuti di ingresso alla frontiera, il totale – in leggero calo rispetto al 2009 – è stato di 108.500. Il maggior numero di ingressi rifiutati si è verificato nei confronti di cittadini ucraini, soprattutto alla frontiera tra Polonia e Ucraina che è "uno dei più affollati confini esterni dell'Unione". I cittadini serbi sono al secondo posto fra le nazionalità cui è stato rifiutato l'ingresso, in seguito all'eliminazione dell'obbligo di visto nei confronti dei cittadini dei Paesi del Balcani occidentali. I brasiliani sono invece i più frequentemente respinti ai confini aeroportuali, soprattutto all'aeroporto di Madrid Barajas. 
 
Il rapporto avverte poi dei possibili cambiamenti tra 2011 e 2012 (con il possibile ingresso, non prima dell'autunno 2011, di Romania e Bulgaria nell'area Schengen e, non prima di metà 2012, della Croazia nell'UE), passa in rassegna i principali fattori economici, giuridici, geopolitici che sono attualmente alla base delle migrazioni irregolari verso l'UE e fornisce un ampio allegato statistico.

Il rapporto è rilevante ai fini della protezione internazionale, in quanto dalle statistiche si evince come buona parte dei “migranti irregolari” intercettati mentre cercano di entrare nel territorio UE provengano da Paesi di origine di molti richiedenti protezione internazionale in Europa (soprattutto Afghanistan, Somalia, Iraq). Questo parallelismo non viene tuttavia evidenziato nel rapporto, dove invece il numero delle domande di asilo compare fra i sei “indicatori chiave” dell'immigrazione irregolare e grande rilevanza è data al c.d. abuso della richiesta di protezione internazionale, soprattutto da parte dei cittadini di Serbia e (in misura inferiore) Macedonia a seguito della liberalizzazione dei visti nei loro confronti.