Il 22 giugno scorso la Commissione
europea ha pubblicato la sua terza relazione sull'attuazione da parte
della Repubblica Moldova del Piano d'Azione sulla liberalizzazione dei visti.
Il Piano d'Azione, presentato il 24 gennaio
2011, prevede una serie di parametri da rispettare, sia per quanto
riguarda l'adozione di adeguati strumenti legislativi, sia per quanto
riguarda la loro concreta applicazione, per arrivare – al termine
del percorso – all'esenzione dell'obbligo per i cittadini
moldavi di essere in possesso di un visto per entrare nell'area
Schengen.
Si tratta di un percorso piuttosto
standardizzato: in seguito alla firma di un accordo di riammissione
(siglato fra l'UE e la Moldova nel 2007 ed entrato in vigore il 1°
gennaio 2008), cui si accompagna generalmente un accordo sulla
facilitazione per l'ottenimento dei visti per entrare nell'area
Schengen, si avvia un Piano di Azione per arrivare, in cambio
del rispetto dei parametri fissati dall'Unione, alla c.d.
liberalizzazione dei visti, cioè all'eliminazione dell'obbligo di
visto per i cittadini di quel determinato Paese.
La relazione del 22 giugno è l'ultima
della “prima fase”, ovvero quella riguardante l'adozione da parte
della Moldova di un idoneo quadro normativo e istituzionale.
Con il post di oggi guardiamo brevemente questa relazione, soffermandoci solo su quanto è più rilevante ai
nostri fini.
Prendiamo atto comunque che la
Commissione complessivamente giunge a concludere che la Repubblica Moldova ha fatto “costanti
ed effettivi progressi” e che le norme richieste dal Piano d'Azione
sono tutte state adottate. Gli obiettivi della “prima fase”
del Piano sono dunque stati raggiunti.
La Commissione darà ora avvio alla
“seconda fase” del Piano, passando in particolare a monitorare la
concreta applicazione della normativa, a partire dall'adozione dei
necessari strumenti attuativi e dall'allocazione da parte della Repubblica Moldova di appropriate risorse umane ed economiche per far fronte
agli impegni presi.