Nell’ambito delle attività che abbiamo realizzato (si veda qui e qui) e stiamo realizzando per riflettere sulle ripercussioni della “crisi dell’asilo in Europa”, abbiamo pensato di rivolgere la nostra attenzione ad uno dei paesi dell’Unione Europea più ambiti da parte di richiedenti asilo e rifugiati: la Svezia. In particolare, abbiamo intervistato Sanna Vestin, esperta in materia di asilo e presidente di FARR (Flyktinggruppernas Riksråd), un network indipendente di organizzazioni e gruppi che si battono per il diritto di asilo. Sanna Vestin è una figura centrale nel movimento per il diritto di asilo svedese, come dimostrato dal seguito ricevuto dal suo sito (http://www.sanna-ord.se) e dalla sua pagina twitter (https://twitter.com/Sanna_Vestin), e ci ha raccontato un po’ cosa è successo e sta succedendo nel Paese scandinavo negli ultimi tempi.
Buona lettura!
La Svezia ha registrato un imponente aumento di richieste di asilo nell’ultimo biennio (54.270 nel 2013, 81.180 nel 2014, 162.877 nel 2015) e tale aumento ha rappresentato una sfida importante per il sistema di accoglienza svedese, che è considerato uno dei migliori dell’Unione Europea. Ci può raccontare brevemente cosa è successo nel suo paese negli ultimi mesi?
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venerdì 15 aprile 2016
venerdì 18 aprile 2014
Spostarsi in Svezia per lavoro. Come fare? - Asylum Lottery
Il fenomeno dei titolari di protezione internazionale che si spostano dall'Italia verso altri Paesi europei, pur non essendo nuovo, è diventato particolarmente evidente negli ultimi anni.
Si tratta di un fenomeno che ha molte sfaccettature, molteplici essendo i motivi che possono spingere a lasciare l'Italia fra cui la mancanza di lavoro, la carenza di soluzioni abitative dignitose una volta usciti da un progetto di accoglienza, la presenza in altri Paesi di parenti, amici o connazionali in grado di offrire un supporto.
Inoltre, molto spesso il sogno che spinge verso il Nord è legato all'immaginario alimentato all'interno delle comunità migranti che dipinge questi Paesi come luoghi dove sia decisamente più facile ottenere mezzi di sostentamento e ricostruirsi una vita.
Quali che siano i motivi alla base della decisione di partire, quello che è certo è che tali desideri si scontrano spesso con la dura realtà delle regole europee e nazionali che, di fatto, lo rendono molto complicato.
Ma qual è la reale possibilità per coloro che si spostano in un altro Paese di farcela, di regolarizzare cioè la propria posizione?
Dopo aver pubblicato negli scorsi mesi alcuni interventi di operatori di progetti SPRAR che ci hanno testimoniato l'attualità e le dimensioni del fenomeno, cominciamo oggi a pubblicare una serie di contributi relativi ai Paesi di destinazione (spesso solo sognata) dei titolari di protezione che decidono di abbandonare l'Italia
Analizziamo ad esempio il caso svedese.
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