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martedì 15 marzo 2016

Asylum statistics in Italy

The Italian Ministry for Home Affairs recently released some interesting statistics on the situation of asylum in the country. This post is largely based on these data, available here and here.   

At the end of January 2016, 104.750 migrants were hosted in reception centres throughout the country against 67.128 in February 2015.
The migrants are distributed among Italian regions according to the size of their population: Lombardia and Sicilia host the most (13% and 12% respectively), followed by Lazio, Piemonte, Campania and Veneto with 8% each. The reception centres can be extremely diverse

giovedì 13 novembre 2014

Sentenza Tarakhel contro Svizzera – La Corte europea dei diritti dell'uomo ritiene l'Italia uno Stato non completamente sicuro per i richiedenti asilo più vulnerabili

Con la sentenza, pronunciata il 4 novembre 2014, nel caso Tarakhel c. Svizzera, la Grande Chambre della Corte europea dei diritti dell'uomo ha dichiarato a maggioranza dei suoi membri (14 contro 3) che, allo stato attuale, il rinvio verso l'Italia di richiedenti asilo particolarmente vulnerabili, quali un nucleo familiare con minori, è suscettibile, in mancanza di adeguate garanzie, di violare il divieto di trattamenti inumani o degradanti, sancito dall'art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU).




La Corte, per l'ennesima volta, conferma con questa sentenza che la decisione di trasferire uno o più richiedenti asilo verso lo Stato membro competente in base ai criteri  del Regolamento Dublino, deve sempre essere assunta nel rispetto dei diritti umani, dopo un esame rigoroso sia della situazione generale del sistema di asilo di detto Stato sia della situazione individuale dei richiedenti. 

Nel post di oggi commentiamo questa importante sentenza, seguendo il ragionamento che ha portato i giudici della Corte alla decisione e poi confrontando questa sentenza con precedenti della Corte che avevano invece escluso violazioni della CEDU in caso di rinvii verso l'Italia. 


mercoledì 29 ottobre 2014

Sentenza Sharifi e altri contro Italia e Grecia - La Corte europea dei diritti dell'uomo si pronuncia ancora contro i respingimenti

Il 21 ottobre la Corte europea dei diritti dell'uomo, nel caso denominato Sharifi e altri contro Italia e Grecia, ha condannato nuovamente l'Italia per aver respinto indiscriminatamente un gruppo di richiedenti asilo verso un Paese “non sicuro”.
La pronuncia, che interviene a ormai circa 6 anni dai fatti,  richiama ampiamente le argomentazioni sviluppate in due delle sentenze più significative degli ultimi anni in materia di respingimenti (M.S.S. c. Belgio e Grecia del 21 gennaio 2011 e Hirsi Jamaa e al. c. Italia del 23 febbraio 2012).


Nel caso di cui ci occupiamo oggi, così come in M.S.S., il luogo di destinazione "non sicuro" si trovava non sul territorio di un Paese terzo, ma su quello di uno Stato membro dell'UE (la Grecia), e la Corte ha condannato nuovamente la messa in atto automatica da parte degli Stati membri del meccanismo previsto dal regolamento Dublino.


giovedì 17 luglio 2014

Respinti ricorsi contro il rinvio in Italia di richiedenti asilo e titolari di protezione. L'Alta Corte inglese sul caso Tabrizagh.

Torniamo oggi finalmente a pubblicare su questo blog dopo alcune settimane di assenza dovute al fatto che l'associazione Asilo in Europa è molto impegnata in attività quali la ricerca sulle strutture temporanee "Mare Nostrum" e altre di cui speriamo di potervi parlare presto. 
Oggi ci occupiamo di una sentenza che arriva dal Regno Unito e che ci riguarda da vicino, in quanto ha ad oggetto il sistema di asilo italiano e la possibilità di rinviare nel nostro Paese richiedenti asilo o titolari di protezione
La decisione è particolarmente interessante perché affronta sia il tema dell'accoglienza dei richiedenti asilo sia quello delle misure (o dell'assenza di misure) che facilitino l'integrazione dei titolari di protezione in Italia. 
Non è la prima volta che analizziamo sentenze su questo aspetto che arrivano dal Regno Unito, dove ovviamente quello dei rinvii in Italia ai sensi del Regolamento Dublino è un tema molto "caldo" (si veda ad es. la nostra analisi della sentenza della Corte Suprema nel caso EM).
Buona lettura!


L’11 giugno 2014 l’Alta Corte inglese si è pronunciata in un caso (Tabrizagh v SSHD) riguardante sei ricorrenti i quali, dopo aver fatto domanda di protezione internazionale in Italia o dopo che le loro impronte digitali erano state raccolte nel nostro Paese, si sono spostati nel Regno Unito, proponendo una successiva domanda di protezione internazionale: le autorità inglesi in tutti i casi hanno ritenuto le loro domande infondate emettendo nei loro confronti provvedimenti di rinvio verso l’Italia ai sensi del Regolamento Dublino


martedì 6 maggio 2014

Mare Nostrum e la risposta italiana agli arrivi via mare. Aggiornamento della posizione di Asilo in Europa.


Poche settimane fa pubblicavamo un comunicato (“Arrivi via mare, nuova “emergenza” italiana e solidarietà europea: le richieste di Asilo in Europa”) in cui prendevamo posizione sull'elevato numero di arrivi di migranti in Italia e sulle scelte adottate dal governo per rispondere a questo importante afflusso. Nel comunicato avanzavamo anche alcune richieste al governo italiano e alle istituzioni dell'Unione europea. 
Oggi, considerato il protrarsi – e per certi versi l'aggravarsi – di questa situazione, riteniamo doveroso tornare ad esprimerci pubblicamente, con una posizione aggiornata sulla base delle nuove informazioni di cui siamo in possesso.



lunedì 5 maggio 2014

Mare Nostrum and the Italian response to sea arrivals. Asilo in Europa's position - Update


Mare Nostrum and the Italian response to sea arrivals 
Asilo in Europa's position - Update

A few weeks ago we published a press release (Arrivals by sea, new Italian “emergency” and EU solidarity. Asilo in Europa's position and recommendations) where we expressed our position on the high number of arrivals by sea in Italy and on the Government's response to this significant influx. In that press release, we made specific requests both to  the Italian Government and the EU institutions.
Today, given the continuation of the arrivals, and the worsening of the situation, we consider it right and proper to update our position in light of the new information we have gathered.



lunedì 28 aprile 2014

Asilo in Europa and Asgi launch a research on the new “temporary” reception facilities for asylum seekers in Italy

                                                       
                                                           



Since the beginning of 2014, to respond to the high influx of boat people rescued by the Italian navy and disembarked on the Italian shores, the Minister of Interior asked all Prefectures to identify reception facilities in their territories, in line with the plan prepared by the Ministry.

These facilities are not within the regular reception systems for asylum seekers (SPRAR and CARA), and their location, their characteristics, and management have not been made public yet. From the preliminary information we have, however, it looks clear that a great number of municipalities is involved, with great differences among the facilities chosen and the companies identified for managing these centres.

For this reason, Asilo in Europa and ASGI consider relevant the launch of a research, completely self-financed, which looks at those reception facilities (variously labelled as temporary, emergency, provisional) for asylum seekers, which have been opened in 2013 and 2014.


venerdì 28 marzo 2014

Arrivi via mare, nuova “emergenza” italiana e solidarietà europea. Le richieste di Asilo in Europa




Arrivi via mare, nuova “emergenza” italiana e solidarietà europea. 
Le richieste di Asilo in Europa


Il numero di persone soccorse in mare dall'Italia dall'inizio del 2014 è certamente elevato anche se non completamente inaspettato
Vista la situazione alle porte dell'Europa, la drammatica crisi siriana e l'instabilità di molti Paesi dall'altra parte del Mediterraneo, non era impossibile prevedere che gli arrivi di migranti e richiedenti asilo sarebbero cresciuti. La Risk Analysis di Frontex che riguarda il terzo trimestre, quindi l'estate 2013, lo conferma: i numeri degli arrivi via mare erano già in aumento. 

La risposta dell'Italia a un fenomeno certamente complesso come quello degli arrivi irregolari via mare è stata sempre frammentaria e contraddittoria, in parte apprezzabile (il grande impegno nel salvataggio di vite in mare), in parte condannabile (tra le altre cose, si pensi ai respingimenti verso la Libia) ma costantemente caratterizzata da un'emergenzialità francamente poco comprensibile. L'Italia, per posizione geografica, vicinanza ad aree fortemente instabili e conformazione dei confini non può che essere meta (almeno temporanea) di un gran numero di persone che scappano da guerre e persecuzioni alla ricerca di pace e della possibilità di ricostruirsi una vita. Affermare il contrario o pensare che si possa arrestare questi movimenti di portata storica con provvedimenti legislativi significa semplicemente dire il falso.

Dopo le tragedie avvenute nel mar Mediterraneo lo scorso ottobre – solo le più “mediatiche” della lunga serie di tragedie di questo tipo avvenute negli ultimi anni –  l'Italia ha dispiegato una forte operazione militare e di salvataggio come Mare Nostrum, che ha soccorso solo nel 2014 oltre 10 mila persone. 
Un'operazione  molto costosa e su cui manteniamo dubbi e una posizione critica riguardo alla trasparenza, al coinvolgimento delle organizzazioni internazionali e allo screening a bordo. Per non parlare di pratiche del tutto inaccettabili (vedi questo inseguimento con spari). Tuttavia, un'operazione che rappresenta senza dubbio una risposta importante e diversa da parte di un Paese che fino a pochi anni fa praticava i respingimenti in mare, contro ogni regola di diritto internazionale. Tutto ciò avviene in un contesto in cui alcuni Stati membri dell'Unione rispondono alle crisi internazionali e alle guerre “ai confini dell'UE” alzando muri, sparando proiettili di gomma, e irrigidendo le politiche sui visti

Pertanto, Asilo in Europa sottolinea con forza che il soccorso in mare deve continuare anche se nei prossimi mesi assisteremo probabilmente ad un ulteriore aumento del numero degli arrivi.


Occorre però che gli altri Stati e l'Unione europea offrano all'Italia sostegno e solidarietà (non solo finanziaria). Se si vuole un Sistema europeo comune di asilo che sia credibile e affidabile è sempre più urgente trovare meccanismi per facilitare la mobilità “intra-UE” dei titolari di protezione internazionale. 
Ci si può arrivare con progetti di ricollocamento da un Paese all'altro o, meglio, con un ampliamento delle possibilità di circolare liberamente nell'area Schengen per chi ha ottenuto una protezione internazionale. Ma ci si deve arrivare. 

L'attuale situazione economica in alcuni Paesi, ma anche la presenza in altri Stati di familiari o amici che possono offrire sostegno e “rete” di accoglienza, rendono del tutto impensabile che chi ottiene una protezione internazionale possa accettare di rimanere in Italia senza prospettive anziché tentare di trasferirsi in altri Paesi e trovare là opportunità lavorative (anche se irregolari). Non si tratta qui di chiedere strumentalmente l'intervento di Bruxelles per sottrarsi alle proprie responsabilità, anche internazionali, nei confronti  dei rifugiati, come pure è stato fatto negli anni passati. Si tratta di intervenire con modifiche opportune alle regole in vigore che ormai non corrispondono più alla realtà. E di farlo per salvare la credibilità del Sistema europeo comune di asilo, non per “aiutare” l'Italia che deve prendersi comunque le sue responsabilità. 

Al netto dello sforzo fatto nel campo del salvataggio in mare, infatti, la risposta dell'Italia in termini di accoglienza delle pur molte persone arrivate fino ad ora disegna un quadro ancora una volta contraddittorioNonostante l'allargamento dello SPRAR e la previsione di un numero di “posti aggiuntivi” che ogni progetto deve mettere a disposizione in caso di necessità, la prima risposta del governo è stata comunque quella di ricorrere, ancora una volta, come durante la guerra in Libia del 2011, a strutture improvvisate, spesso affidate alla gestione di soggetti che non hanno niente a che vedere con la protezione internazionale. Con tutti i rischi che questo comporta. Mentre ci risulta che i posti aggiuntivi SPRAR non siano ancora stati riempiti, così come parte dei progetti approvati per la prima volta nel 2014. 

Consapevole delle difficoltà di gestione di un fenomeno così complesso, Asilo in Europa  chiede con forza

Al Governo italiano

  • di non interrompere le operazioni di soccorso in mare anche se questo comporterà un aumento degli arrivi nei prossimi mesi;
  • di chiarire quali siano le regole di ingaggio dei militari impegnati nella missione Mare Nostrum e di fare chiarezza sull'episodio testimoniato nel video diffuso dai mezzi di informazione il 24 marzo;
  • di finanziare immediatamente i posti SPRAR (ordinari e aggiuntivi) già approvati lo scorso 29 gennaio;
  • di preparare, con il coinvolgimento di amministrazioni locali e regionali nonché delle organizzazioni del terzo settore, un piano nazionale di accoglienza credibile che superi finalmente l'approccio emergenziale, costoso e inefficace, che ha sin qui caratterizzato quello che invece deve ormai essere considerato un fenomeno strutturale e gestibile.


Alle Istituzioni dell'Unione Europea 

  • di considerare con urgenza meccanismi per facilitare il movimento “intra-UE” dei beneficiari di protezione internazionale al fine di salvaguardare la credibilità e sostenibilità del Sistema europeo comune di asilo, migliorare le prospettive di integrazione dei beneficiari di protezione internazionale e, in definitiva, le ricadute sulla collettività.

venerdì 7 marzo 2014

The future of the Italian reception system. Interview with the Director of the Servizio Centrale of the SPRAR system, Daniela Di Capua

The 29th of January 2014 was an important day for the Italian reception system
Indeed, 456 SPRAR projects were approved by the Ministry of the Interior, increasing the overall capacity of the SPRAR system which has now reached 13.020 places.  
6.500 additional SPRAR places have also been approved and can be activated, if deemed necessary, upon the request of the Home Office. 




The Italian Reception System

Although obviously fluctuating, it can fairly be said that the number of asylum claims in Italy has been significant over the past years. Contradictorily, the measures adopted by the Italian governments to tackle this influx have been driven by a sense of “permanent emergency” and characterised by improvisation and a lack of planning, as emphasised by UNHCR in this July 2013 paper. 
As a result, we have witnessed various reception systems developing in parallel, without any coordination and without rules on their respective competence. 

The most important measures put in place by Italy for the reception of asylum seekers have been:
  • SPRAR (System of Protection for Asylum Seekers and Refugees): projects run by municipalities in collaboration with NGOs, where asylum seekers (and holders of international protection in the first 6 months following the grant of protection) are hosted in small centres or even flats. Generally speaking, they are characterized by a high level of services and good (even if decreasing) results in terms of integration and interaction with the hosting community. 
  • CARA (Centres for the Reception of Asylum Seekers): big governmental centres run by NGOs, located in the South of Italy and in big cities. Generally speaking, they are characterized by a low level of services, overcrowding, no relation with the hosting community at all...


The main problem, which has always been at the basis of the Italian weakness in the field of reception, is the lack of places, be them within the SPRAR system or the CARA system. This structural weakness has often pushed the Italian authorities to resort to further temporary, extemporaneous or “emergency” solutions (hotels, former schools, former military barracks, “bed & breakfasts”,...) with a very poor level of services and no coordination with the other existing systems of reception


In particular, the overall capacity of the SPRAR system – despite it being publicly referred to as a flagship by the Italian authorities – has always been wholly inadequate to respond to the growing presence of asylum seekers in Italy. Suffice it to mention that only three years ago the SPRAR system consisted of only 3.000 places accross the whole of Italy
In 2012 and 2013 the SPRAR system has constantly grown with ad hoc, temporary expansions, bringing the system's capacity to around 9.500 places at the end of 2013. 
But it is only with the Ministerial decree of the 29th of January 2014 – which will be valid for the period 2014-2016 – that the SPRAR system eventually reached a structural capacity of 13.020 places plus 6.500 additional places

Despite being a very good result, this is far from sufficient to cover all the existing needs, especially if we consider that the turnover rate within the SPRAR structures is not particularly high. This means that the SPRAR will not be the Italian reception system but will only come to constitute a bigger part of the system, as compared to previous years
Overcrowded, isolated and extemporaneous measures will continue to be resorted to by the Italian authorities to host some asylum seekers. The percentage of the “lucky ones” who will find a place in the enlarged SPRAR system, compared with the “unlucky ones” who will not find a place in a SPRAR project, will largely depend on the influxes of asylum seekers over the next years and on the turnover rate within the SPRAR. 

Furthermore, we see the risk that this expansion – although welcome! – could lower the average standards of the services of the SPRAR system, given that many NGOs that will run, in collaboration with the municipalities, the newly-approved projects lack the necessary expertise in this field.


Our interview with Daniela Di Capua -  Director of the Servizio Centrale of the SPRAR

How did we get to this point? What are the main risks of this expansion and what has been and will be done in order to prevent them from occurring? What is the future of the Italian reception system
These are the questions we asked to the Director of the Servizio Centrale of the SPRAR system, Daniela Di Capua. You can find a translation of her answers below.

martedì 4 marzo 2014

"Lo SPRAR al centro". Intervista a Daniela Di Capua, direttrice del Servizio Centrale dello SPRAR

Il 29 gennaio 2014 è stata approvata la graduatoria per il bando SPRAR, relativa alle domande di contributo da parte degli Enti Locali che prestano servizi per l'accoglienza di richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale e umanitaria. La graduatoria, valida per il triennio 2014-2016, ha approvato un numero elevato di progetti SPRAR (456) per un totale di 13.020 posti. Altri 6.500 posti circa sono invece attivabili, su richiesta del Ministero dell'interno, in caso di necessità. 
Per la prima volta dunque, dopo anni di palese sottodimensionamento e occasionali "ampliamenti", la rete dei progetti SPRAR raggiunge strutturalmente un'ampiezza più adeguata (per quanto non ancora sufficiente) alla realtà delle presenze e degli arrivi di richiedenti asilo in Italia. 

Come si è arrivati a questo risultato? 
Quali sono i rischi collegati a questo ampliamento?
Verso quale direzione sta andando il sistema di accoglienza italiano?

A queste domande abbiamo cercato di dare una risposta intervistando Daniela Di Capua, direttrice del Servizio Centrale del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR). Troverete le sue risposte, su questo e altro, nelle prossime righe.

Buona lettura!





martedì 30 aprile 2013

La Corte europea dei diritti dell'uomo valuta manifestamente infondato il ricorso contro un trasferimento in Italia dai Paesi Bassi ai sensi del Regolamento Dublino


Anche oggi ci occupiamo della Corte europea dei diritti dell'uomo e lo facciamo analizzando un'altra interessante decisione che ha a che fare con temi a noi vicini.
Stiamo parlando del ricorso n° 27725/10 di Samsam Mohammed Hussein e altri contro Paesi Bassi e Italia, dichiarato irricevibile in quanto manifestamente infondato dalla 3° Camera della Corte con una decisione del 2 aprile. 

Il caso in questione è poi particolarmente interessante ai nostri fini, per almeno due motivi:
- è collegato al tema della circolazione delle persone titolari di protezione internazionale all'interno dell'Area Schengen e, in particolare, al tema dell'abbandono dell'Italia (tema su cui promettiamo di tornare molto presto);
- contiene una valutazione della Corte sul sistema di asilo italiano e sulle sue mancanze; valutazione che probabilmente influenzerà future decisioni di altri Stati in merito al rinvio in Italia di persone ai sensi del Regolamento Dublino.




giovedì 20 settembre 2012

Gravi preoccupazioni in materia di diritti umani in Italia - Il rapporto del Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa


A circa un anno di distanza dalla pubblicazione dell'ultimo rapporto sull'Italia (V. il nostro precedente post qui), il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, ruolo nel frattempo assunto da Nils Muižnieks, ha pubblicato un nuovo rapporto sul nostro Paese, a seguito della sua visita dal 3 al 6 luglio 2012.
Il rapporto, che merita di essere letto interamente, contiene molti spunti interessanti ai nostri fini, in particolare nel capitolo III, intitolato "La protezione dei diritti umani dei migranti, inclusi i richiedenti asilo".

Il capitolo III è a sua volta diviso in quattro sotto-capitoli, dedicati rispettivamente a
  1. la possibilità di accedere alla procedura di asilo in Italia
  2. l'accoglienza dei migranti, inclusi i richiedenti asilo
  3. l'integrazione di rifugiati e altri beneficiari della protezione internazionale
  4. la detenzione amministrativa dei migranti
Ognuno di questi sotto-capitoli si chiude con alcune "Conclusioni e raccomandazioni".

Prima di vedere i punti a nostro parere più interessanti, sottolineiamo subito che il rapporto, che pure contiene anche note di apprezzamento per il governo italiano, ci è parso molto duro. Il Commissario, infatti, ha scelto di utilizzare, in certi punti, un linguaggio che, per quanto concesso dai limiti della formalità istituzionale, non lascia spazi a dubbi o interpretazioni, come vedremo meglio sotto.

Anche la risposta del governo italiano, pubblicata assieme al rapporto, merita di essere letta, anche se – ahinoi – più che altro per la scarsità e la confusione delle risposte fornite alle questioni sollevate dal Commissario.


domenica 26 febbraio 2012

Italia condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo - Sentenza Hirsi Jamaa e altri c. Italia


Il 23 febbraio la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo, nel caso Hirsi Jamaa e altri, ha condannato all'unanimità l'Italia per violazione dell'art. 3 (doppia), dell'art. 4 Protocollo n. 4, nonché dell'art. 13 (in collegamento con i due articoli precedenti) della CEDU.
Si tratta di una sentenza molto attesa, che ha immediatamente suscitato un giusto clamore mediatico e numerose reazioni politiche.

La sentenza della Grande Camera, che è definitiva, è infatti una di quelle destinate a restare nella memoria.
I fatti da cui il caso traeva origine sono tristemente noti. Il 6 maggio 2009 circa 200 persone, su tre barche dirette in Italia, venivano intercettate da motovedette italiane, in acque internazionali, all'interno della zona "SAR" (Search and Rescue) di responsabilità maltese. Quindi, venivano trasferite a bordo delle navi italiane e riportate in Libia, da dove erano partite, in conformità agli accordi bilaterali fra Italia e Libia.
Tutto questo, senza essere identificate e senza essere informate circa la loro reale destinazione.

Era l'avvio della c.d. "politica dei respingimenti" che, secondo le parole del Ministro dell'Interno italiano dell'epoca, doveva rappresentare un "punto di svolta" nella lotta contro l'immigrazione irregolare. 
Nel corso del 2009, l'Italia ha condotto 9 operazioni in acque internazionali, in conformità agli accordi bilaterali con la Libia.
Il caso Hirsi Jamaa e altri è il ricorso di 24 cittadini somali ed eritrei - che facevano parte di quel gruppo di respinti il 6 maggio 2009 - contro l'Italia per la violazione dell'art. 3, dell'art. 4 Protocollo n. 4 e dell'art. 13 (in combinato con i precedenti) CEDU.

A distanza di quasi tre anni da quei fatti, la Corte è giunta, all'unanimità, ad una sentenza netta di condanna dell'Italia. Una sentenza che, se non potrà ridare giustizia a quanti negli anni – certo non solo in quell'occasione e non solo dall'Italia – sono stati intercettati e arbitrariamente respinti, speriamo servirà da indirizzo alle politiche relative al controllo dell'immigrazione in Europa.

La sentenza è molto lunga e interessante e se ne consiglia ovviamente la lettura completa, inclusa l'opinione concordante del giudice Pinto de Albuquerque, che si spinge più in là rispetto alla Corte, e tocca fra l'altro un tema ulteriore, di grande importanza, cioè quello del diritto a lasciare un Paese per cercare asilo.

Di seguito ripercorriamo quelli che a nostro avviso sono i punti principali della sentenza Hirsi Jamaa e altri c. Italia.

domenica 9 ottobre 2011

Il Consiglio d'Europa in visita a Lampedusa - Il rapporto

Il 23 e 24 maggio 2011 una sotto-Commissione dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa si è recata in visita a Lampedusa, a seguito di un dibattito urgente svoltosi in aprile in seno alla stessa Assemblea, sul tema degli arrivi massicci di migranti e rifugiati sulle coste dell'Europa del Sud.
La visita a Lampedusa, di cui lo scorso 30 settembre è stato pubblicato il rapporto, rappresenta la prima fra una serie di visite che la sotto-Commissione ha deciso di fare nei Paesi del Mediterraneo interessati dagli arrivi di flussi migratori misti.

Il rapporto, che ripercorre la storia di questo difficile 2011 per l'isola di Lampedusa, contiene alcuni passaggi che meritano di essere sottolineati.

venerdì 16 settembre 2011

Italia - Approvato il Programma annuale 2011 Fondo europeo per i rifugiati (FER)

Il fatto che questo blog si occupi di novità a livello europeo non significa naturalmente che quanto a noi quotidianamente più vicino, cioè il livello italiano, non debba trovare anche qui il suo spazio. Ciò è ancor più vero in questi giorni, considerato il periodo "particolare" che chiunque si occupi di asilo in Italia sta sperimentando in prima persona. Io ad esempio non avrei mai immaginato di dover inserire fra i miei "preferiti" il sito della Protezione Civile...


Facendo dunque una piccola eccezione alla regola, ma in realtà senza allontanarci troppo dal tema oggetto di questo blog, il post di oggi è dedicato all'Italia e in particolare all'approvazione del "Programma annuale 2011 Fondo europeo per i rifugiati" (FER).
La notizia è stata pubblicata sul sito del Ministero dell'Interno.


La novità più importante la ricaviamo dall'ultima pagina ed è una novità di questi tempi così rara: i soldi aumentano. In particolare, secondo il Piano di finanziamento indicativo, si passerebbe dai circa dieci Milioni di euro del 2010 ai venti Milioni e mezzo di euro di quest'anno, di cui quattordici e mezzo di provenienza europea. 


Di questi venti milioni abbondanti, un pò più di undici sarebbero destinati ad Azioni finalizzate al rafforzamento delle misure di accoglienza, supporto ed integrazione rivolte direttamente ai richiedenti/titolari di protezione internazionale, appartenenti a "categorie vulnerabili" (Azioni 4, 5, 6) o meno (Azioni 1, 2, 3). L'obiettivo esplicito è quello di promuovere l'inserimento lavorativo dei titolari di protezione internazionale "quale categoria che soffre di una situazione di particolare svantaggio nell'attuale contesto di crisi economica che sta caratterizzando l'Unione Europea" (punto 3).


Otto milioni e mezzo di euro sono stati invece richiesti dallo Stato italiano per l'attuazione delle "misure d'urgenza", cioè quelle misure "attivate a seguito della crisi socio-politica scoppiata in Nord Africa a partire dal gennaio 2011 e della conseguente emergenza umanitaria prodottasi in Italia in relazione all'eccezionale afflusso di immigrati, formalizzata con il decreto del Presidente del Consiglio del 12 febbraio 2011" (punto 5.3) 

In particolare, le misure previste (affidate senza gara, in ragione dell'emergenza) riguardano:
- il potenziamento ed ampliamento delle attività di traduzione ed interpretariato svolte presso le Commissioni territoriali (Misura 1, 972.000 euro);
- servizi di accoglienza nei centri governativi coinvolti nell'emergenza (Misura 2, 6.190.500 euro per un totale di 716 beneficiari al costo di 48 euro pro die-pro capite per sei mesi);
- potenziamento della presenza di mediatori culturali nei centri governativi di accoglienza coinvolti dall'emergenza (Misura 3, 1.400.000 euro)


Le suddette misure legate alla fase di emergenza dovranno esaurirsi entro sei mesi dall'avvio.



Giova ricordare che, mentre nelle due prime fasi del FER ("FER I" 2000-2004 e "FER II" 2005-2007) i soldi confluivano nel Fondo Nazionale per i Servizi e le Politiche dell’Asilo, dunque sostanzialmente nello SPRAR, i fondi del "FER III" (2008-2013) hanno una destinazione autonoma. In particolare, come si legge nel sito del Ministero dell'Interno, essi sono destinati "non più all’attività istituzionale per l’accoglienza, realizzata con lo Sprar sulla base della legge 189/2002, ma ad azioni complementari, integrative e rafforzative di essa."  

Non abbiamo elementi sufficienti per esprimerci sul carattere integrativo e rafforzativo dello SPRAR degli interventi finanziati con i fondi FER, soprattutto in un contesto generale che sembra privilegiare la nascita di forme di accoglienza diverse. 

A tale proposito segnaliamo in chiusura che, nell'introduzione al Programma annuale 2011 FER, è stata eliminata una frase che apriva quello del 2010:
"[...] nell’ottica di una reductio ad unum delle misure in cui si articola il complessivo sistema nazionale di accoglienza e protezione".
L'idea di una reductio ad unum peraltro era l'obiettivo generale individuato dall'Italia nel programma pluriennale 2008-2013.
La necessità di rafforzare e ampliare lo SPRAR e di fare chiarezza fra i vari sistemi è sottolineata da anni da molti fra i principali attori del sistema di accoglienza italiano e, da ultimo, è stata recentemente riaffermata dal Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa.



Vai al Programma Annuale 2011
Vai al testo della Decisione che istitusce il FER 2008-2013
Per informazioni sul FER vai al sito del Ministero dell'Interno
Per informazioni sullo SPRAR vai al sito del Servizio Centrale

mercoledì 7 settembre 2011

Visita in Italia del Commissario per i diritti umani - Il rapporto (e la replica)


Pubblicato il rapporto del Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, a seguito della sua visita in Italia del 26 e 27 maggio scorsi.
Il report, basato su incontri avuti con rappresentanti delle istituzioni e della società civile italiana, si concentra su due aspetti:
1) protezione dei diritti umani di Rom e Sinti;
2) protezione dei diritti umani dei migranti, inclusi i richiedenti asilo.


Il rapporto è interessante e vale la pena leggerlo fino in fondo (risposta del Governo italiano compresa).
Qui ci limiteremo a riportare alcuni punti con riferimento al tema dell'asilo.

 Dopo aver riaffermato la necessità di una più forte solidarietà a livello europeo, il Commissario sottolinea come l'Italia debba comunque rispettare i propri obblighi internazionali in materia di diritti umani, una responsabilità che, nell'opinione del Commissario, non è stata pienamente adempiuta (§ 46).

Il rapporto tocca tre temi:


Le operazioni in mare:
  • Le autorità italiane hanno contribuito a salvare molte vite di migranti che tentavano di raggiungere l'Europa. Tuttavia, circa 1.500 persone sono morte da gennaio 2011 nel tentativo di attraversare il Mediterraneo e in certi casi le responsabilità devono ancora essere accertate. Il Commissario ricorda che il salvataggio di persone in pericolo in mare ha la precedenza su ogni altra considerazione. Esplicito il riferimento alle ripetute dispute fra Italia e Malta su chi debba intervenire.
  • Il Commissario ricorda che quando uno Stato esercita "controllo effettivo" su persone salvate o intercettate in mare (incluso in acque internazionali), ha l'obbligo di assicurare l'accesso alla procedura di asilo e di astenersi dal rinviare le persone verso Paesi dove sono a rischio di persecuzione o trattamento contrario all'art. 2 o all'art. 3 CEDU. Il riferimento principale è ai casi di "respingimento" verso la Libia avvenuti a partire dal maggio 2009 - c'è un caso (Hirsi e altri c. Italia) tuttora pendente davanti alla Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo. Tuttavia il Commissario nota anche come l'Italia abbia concluso con il Consiglio Nazionale di Transizione libico un memorandun d'intesa che prevede anche il rimpatrio di immigrati in posizione irregolare.
- Accoglienza dei migranti, inclusi i richiedenti asilo:
  • Alcuni centri all'interno dei quali sono ospitati i richiedenti asilo, a seguito dei recenti arrivi dal Nord Africa, non soddisfano gli standard minimi, soprattutto con riferimento al sostegno legale e all'assistenza psico-sociale. Vi è poi una mancanza di chiarezza riguardo alla natura giuridica di alcuni centri utilizzati.
  • Le autorità italiane dovrebbero prendere in considerazione un aumento dei posti di accoglienza nel sistema SPRAR e assicurare una migliore divisione dei compiti fra i progetti SPRAR e il sistema dei CARA 
- Integrazione dei beneficiari di protezione internazionale:
  • Benché sulla carta essi siano titolari, su un livello di parità con i cittadini italiani, di quei diritti sociali ed economici indispensabili per l'integrazione, nella pratica la mancanza di reti familiari o sociali e i difetti nella normativa e nelle prassi amministrative costituiscono "ostacoli insormontabili" alla loro autonomia. 
  • La capacità dello SPRAR di offrire servizi ai titolari di protezione internazionale andrebbe "considerevolmente rafforzata", con un maggior coinvolgimento delle Regioni e dei Comuni dove i progetti possono essere più efficaci e sostenibili
Abbiamo trovato la risposta del Governo italiano piuttosto faticosa da leggere e, ciò che più conta, un pò nebbiosa e dispersiva rispetto alle osservazioni, puntuali, del Commissario Hammarberg.


Mentre certi aspetti non secondari, come quelli relativi alle operazioni in mare, non trovano risposta (si aspetta la Corte di Strasburgo?), altri ne trovano una piuttosto evasiva. Come ad esempio quando, alla precisa richiesta di aumentare la capienza dello SPRAR, il Governo italiano risponde dicendo che i posti SPRAR sono aumentati dai 1.500 del 2005 ai 3.000 attuali...



Vai al rapporto del Commissario Hammarberg (en)
Vai ai Comunicati della Corte europea dei diritti dell'uomo sul caso Hirsi e altri c. Italia

mercoledì 8 giugno 2011

Rapporto sulla procedura di asilo e le condizioni di accoglienza in Italia

A seguito di due visite realizzate in Italia fra settembre e dicembre 2010 (in particolare a Roma, Torino e Milano), il Consiglio Svizzero per i Rifugiati e l'organizzazione di sostegno legale norvegese Juss-Buss hanno pubblicato un rapporto sulla procedura di asilo e le condizioni di accoglienza in Italia. Le ragioni che hanno spinto le organizzazioni a scrivere questo monitoraggio risiedono nel fatto che, benché né Svizzera né Norvegia siano Stati Membri UE, entrambi sono membri associati per quanto riguarda gli accordi di Schengen e di Dublino e la stragrande maggioranza dei richiedenti asilo che arrivano tanto in Norvegia quanto in Svizzera ha precedentemente transitato per l'Italia.
Queste le principali criticità individuate: 
  • i problemi più seri sorgono per coloro che sono titolari di protezione internazionale, la maggior parte dei quali è “messa in strada”, con un permesso di soggiorno che abilita al lavoro ma che è “inutile, poiché essi non sono in posizione di trovar[lo]”;
  • riguardo allo SPRAR, a dicembre 2010, appena 103 Comuni italiani su 8.094 facevano parte della rete nazionale e che la volontarietà su cui il sistema si basa è probabilmente la causa di questa scarsa partecipazione;
  • molte persone vulnerabili vivono in estrema povertà, in condizioni disumane, senza nessuna prospettiva di migliorare la propria condizione di vita.  
Il rapporto conclude che “gli standard italiani sono ben al di sotto degli standard dell'acquis europeo in materia di asilo sotto diversi punti di vista.
Di conseguenza, uno Stato che consideri di rinviare un richiedente asilo in Italia in ossequio al Sistema di Dublino è obbligato a valutare attentamente le condizioni che il richiedente asilo vi incontrerà dopo il trasferimento.