Il sistema di asilo tedesco sta vivendo un periodo
di profondo cambiamento che noi di Asilo in Europa seguiamo con attenzione. La
nostra impressione è che le modifiche attualmente adottate o proposte portino
ad una restrizione dei diritti garantiti finora in Germania ai richiedenti
asilo e ai beneficiari di protezione internazionale.
Per capire meglio cosa sta succedendo abbiamo incontrato Nora Brezger, impegnata dal 2009 con il Consiglio per il Rifugiati (Flüchtlingsrat Berlin), ONG di Berlino che si occupa della tutela dei diritti dei rifugiati.
Per capire meglio cosa sta succedendo abbiamo incontrato Nora Brezger, impegnata dal 2009 con il Consiglio per il Rifugiati (Flüchtlingsrat Berlin), ONG di Berlino che si occupa della tutela dei diritti dei rifugiati.
Già lo scorso maggio abbiamo avuto il piacere di ascoltare
Nora, nell’ambito del Convegno "L'Agenda
UE sulle migrazioni: un anno in rotta” organizzato a Bologna da
Asilo in Europa insieme alla Regione Emilia-Romagna. Ricordiamo che a questo link
è possibile visualizzare i video e i materiali degli interventi, tra cui quello
di Nora su “Accoglienza, welfare, razzismo e nuove leggi
sull’asilo in Germania dopo i grandi arrivi del 2015”.
Consigliamo, inoltre, la lettura del nostro
articolo sull’accoglienza dei richiedenti asilo in Germania, in cui
sono spiegati nel dettaglio i principali elementi del sistema di accoglienza
tedesco: perché si parla di “crisi dei rifugiati del 2015”, come sono ripartite
le competenze in materia di asilo tra i Land,
qual è la distinzione tra centri di prima e seconda accoglienza, e
centri di accoglienza speciali? Molti di questi aspetti sono ripresi da Nora in
questa nostra intervista.
Ci è piaciuta particolarmente l’interpretazione politica e la visione d’insieme proposta da Nora relativamente alla riforma del sistema di asilo tedesco. Speriamo che anche voi troviate interessante questa intervista. Buona lettura!
Ci è piaciuta particolarmente l’interpretazione politica e la visione d’insieme proposta da Nora relativamente alla riforma del sistema di asilo tedesco. Speriamo che anche voi troviate interessante questa intervista. Buona lettura!
ASILO
IN EUROPA: Bentornata Nora e grazie per la
disponibilità a questa intervista. Cominciamo con una tua valutazione generale
delle recenti modifiche normative del sistema di asilo tedesco.
NORA,
CONSIGLIO PER I RIFUGIATI (BERLINO): L’obiettivo principale
è chiaro: l'isolamento. Vengono definiti due gruppi di richiedenti asilo: coloro
che sono considerati meritevoli di tutela – e quindi ottengono quasi tutti la
protezione internazionale- e coloro che non ne hanno bisogno, i quali vedono
rigettate le loro domande, spesso senza neanche ricevere l’esame individuale. Questo è reso possibile grazie alla
classificazione di molti Stati come “paesi di origine sicuri”: tutti i
paesi dei Balcani occidentali e, a breve, anche gli Stati nordafricani. Il
rifiuto delle domande di asilo fondato sulla nazionalità, anziché sull’esame
individuale, va contro il diritto di
asilo sancito nella costituzione tedesca.
In questo momento, i paesi da cui provengono i richiedenti asilo “meritevoli” sono la Siria, l’Eritrea (con un tasso di riconoscimento del 98%), l’Iran (circa il 60%) e in parte l’Iraq (a seconda della zona da cui proviene il richiedente o della sua appartenenza a una minoranza). A questi va aggiunta la Somalia, dato che è impossibile rimpatriare i somali. Tuttavia, sorge un problema per i somali: la maggior parte di loro viene senza passaporto e le recenti modifiche prevedono la possibilità di ridurre i diritti garantiti nei loro confronti. Ancora più grave è la possibilità di esser assegnato alla procedura accelerata per il semplice fatto di non avere un passaporto. Si tenga conto che l’esame della domanda di asilo nell’ambito della procedura accelerata è molto superficiale.
In questo momento, i paesi da cui provengono i richiedenti asilo “meritevoli” sono la Siria, l’Eritrea (con un tasso di riconoscimento del 98%), l’Iran (circa il 60%) e in parte l’Iraq (a seconda della zona da cui proviene il richiedente o della sua appartenenza a una minoranza). A questi va aggiunta la Somalia, dato che è impossibile rimpatriare i somali. Tuttavia, sorge un problema per i somali: la maggior parte di loro viene senza passaporto e le recenti modifiche prevedono la possibilità di ridurre i diritti garantiti nei loro confronti. Ancora più grave è la possibilità di esser assegnato alla procedura accelerata per il semplice fatto di non avere un passaporto. Si tenga conto che l’esame della domanda di asilo nell’ambito della procedura accelerata è molto superficiale.
ASILO
IN EUROPA: Potresti spiegarci fino a che punto questi
nuovi strumenti sono già effettivamente applicati? Parlo ad esempio delle
procedure accelerate.
NORA, CONSIGLIO PER I RIFUGIATI (BERLINO): La procedura accelerata viene chiaramente applicata nel caso dei richiedenti dei Balcani occidentali. A Berlino sappiamo di richiedenti che hanno ricevuto la risposta negativa il giorno stesso della domanda. Inoltre, hanno aperto recentemente a Berlino un centro di accoglienza destinato ai richiedenti provenienti da paesi sicuri, in cui le domande di asilo possono essere esaminate più velocemente.
Un’altra novità molto preoccupante è che le espulsioni non sono più annunciate - nemmeno agli avvocati dei richiedenti interessati - e nella pratica sono tutte realizzate di notte. Di conseguenza, i richiedenti asilo non hanno più alcuna possibilità di contattare i loro avvocati. La paura di un'espulsione che può arrivare in qualsiasi momento ha spesso degli effetti (ri-)traumatizzanti sui richiedenti, soprattutto quando coinvolgono anche dei bambini.
NORA, CONSIGLIO PER I RIFUGIATI (BERLINO): La procedura accelerata viene chiaramente applicata nel caso dei richiedenti dei Balcani occidentali. A Berlino sappiamo di richiedenti che hanno ricevuto la risposta negativa il giorno stesso della domanda. Inoltre, hanno aperto recentemente a Berlino un centro di accoglienza destinato ai richiedenti provenienti da paesi sicuri, in cui le domande di asilo possono essere esaminate più velocemente.
Un’altra novità molto preoccupante è che le espulsioni non sono più annunciate - nemmeno agli avvocati dei richiedenti interessati - e nella pratica sono tutte realizzate di notte. Di conseguenza, i richiedenti asilo non hanno più alcuna possibilità di contattare i loro avvocati. La paura di un'espulsione che può arrivare in qualsiasi momento ha spesso degli effetti (ri-)traumatizzanti sui richiedenti, soprattutto quando coinvolgono anche dei bambini.
ASILO
IN EUROPA: Parliamo più nello specifico
dell’accoglienza dei richiedenti asilo e delle recenti modifiche: come valuti
il soggiorno prolungato nei centri di prima accoglienza? Cosa sta succedendo in
pratica?
NORA,
CONSIGLIO PER I RIFUGIATI (BERLINO): L’obiettivo
principale di queste misure è la creazione di disincentivi. Si vuole rendere il tempo di attesa della
decisione il più scomodo possibile per non incentivare i richiedenti a
prolungare il soggiorno in Germania. Quando parliamo del soggiorno
prolungato nei centri di prima accoglienza, dobbiamo ricordare che la legge
federale tedesca prescrive che un richiedente asilo deve rimanere da un periodo
minimo di 6 settimane ad un massimo 6 mesi in un centro di accoglienza. Nella
pratica però il soggiorno supera i 6 mesi, quindi supera il limite consentito
dalla legge.
Per quanto riguarda nello specifico
Berlino, il nostro Land, come numerosi altri, non ha abbastanza centri di
accoglienza per ospitare tutti i richiedenti asilo per cui è responsabile. Il
risultato è un numero crescente di
centri provvisori, che a Berlino spesso sono delle palestre nelle scuole. È
molto problematico che il Land considera queste strutture provvisorie come dei
centri di prima accoglienza ordinari, con il risultato che i richiedenti asilo
vi soggiornano come minimo 6 mesi. Ancora più preoccupante è il fatto che,
soprattutto durante la “crisi” ma anche attualmente, molti richiedenti- tra cui
molti migranti vulnerabili come bambini e persone disabili - rimangono fino a
un anno nei centri provvisori.
Queste
strutture mancano di ogni base giuridica che ne definisca la qualificazione e
non soddisfano gli standard stabiliti per i centri di prima accoglienza. Perciò, a parere
del Consiglio per i Rifugiati di Berlino, è da ritenersi illecita l’automatica
applicazione della durata del soggiorno minimo/massimo anche ai centri
provvisori.
ASILO
IN EUROPA: Quindi la
mancanza di centri ordinari fa sì che possa succedere che un richiedente asilo trascorre
i suoi primi 6 mesi (oppure anche di più) in un centro provvisorio di prima
accoglienza, per poi essere trasferito in un altro centro provvisorio (di
seconda accoglienza) per trascorrervi il tempo rimanente per l'esame della sua
domanda, è così?
NORA,
CONSIGLIO PER I RIFUGIATI (BERLINO): Si, questo può capitare. In fondo è
soltanto una questione di fortuna se un richiedente alloggia in un centro
provvisorio o in un centro di accoglienza ordinaria. Soprattutto quando si tratta della seconda accoglienza, il trattamento
garantito è molto diverso: nei centri di accoglienza provvisori non esiste
privacy e i richiedenti spesso sono costretti a condividere uno spazio con
altre 100 persone; il vitto viene fornito esclusivamente sotto forma di pasti
pronti con ovvie ripercussioni sulla libera scelta dei richiedenti (ai quali
peraltro il costo del pasto viene decurtato dal sussidio) .
ASILO
IN EUROPA: Ci
sembra di capire che Berlino è una delle poche città che non è ancora riuscita
a far rientrare lo stato di emergenza.
NORA,
CONSIGLIO PER I RIFUGIATI (BERLINO): È così, a Berlino la situazione continua
ad essere fuori controllo. Come qualche mese fa, anche oggi può capitare che i
richiedenti asilo siano costretti ad aspettare parecchi giorni davanti al
LaGeSo[1]. Inoltre, a Berlino gli appuntamenti per il deposito
delle domande di asilo o per le audizioni sono raramente rispettati: succede
spesso che i richiedenti che hanno ricevuto l’appuntamento per l’intervista sono
costretti ad aspettare tutto il giorno per poi ricevere la sera un altro
appuntamento. Comunque, per quanto riguarda la registrazione delle domande
- che era un grande problema durante la
“crisi” - i tempi di attesa si sono accorciati. Anche il periodo tra la
registrazione del richiedente e il deposito della domanda di asilo si è ridotto
a circa due settimane.
Molto grave rimane invece la situazione nei centri provvisori come il “Flughafen Tempelhof” (originariamente area destinata ad un aeroporto, oggi utilizzato come parco): adesso sarà costruito un ufficio locale del BAMF[2] e la sua capienza sarà aumentata. Questo descrive il trend generale di trasformare le strutture provvisorie in strutture permanenti.
Il problema di base è la mancanza di appartamenti disponibili a Berlino e un mercato degli affitti molto competitivo che dà poche possibilità ai rifugiati.
Molto grave rimane invece la situazione nei centri provvisori come il “Flughafen Tempelhof” (originariamente area destinata ad un aeroporto, oggi utilizzato come parco): adesso sarà costruito un ufficio locale del BAMF[2] e la sua capienza sarà aumentata. Questo descrive il trend generale di trasformare le strutture provvisorie in strutture permanenti.
Il problema di base è la mancanza di appartamenti disponibili a Berlino e un mercato degli affitti molto competitivo che dà poche possibilità ai rifugiati.
ASILO
IN EUROPA: Altro
tema importante: l’obbligo di residenza per i rifugiati con status di
protezione. Qual è l’opinione del Consiglio per i Rifugiati di Berlino su questa
nuova misura?
NORA,
CONSIGLIO PER I RIFUGIATI (BERLINO): Questa limitazione va chiaramente contro
i contenuti della Convenzione di Ginevra. Ciononostante, sono convinta che
questo obbligo di residenza sarà purtroppo introdotto in Germania. Varrà
soltanto per i titolari di protezione che ancora ricevono delle prestazioni dal
“Jobcenter”[3]
e non per coloro che hanno già trovato un lavoro. Non è chiaro però come sarà
possibile ottenere un impiego in una determinata città se non si ha il diritto di
viverci durante la ricerca del lavoro. Con
questo obbligo di residenza diventa tutto molto più difficile, anche la
possibilità di alloggiare da familiari o connazionali che vivono in altre
città. Di conseguenza, viene limitato l’uso di reti familiari e amicali,
senza che ci sia una giustificazione valida.
ASILO IN EUROPA: Passiamo al tema dei “rinvii Dublino” verso l'Italia: per
anni abbiamo assistito al fenomeno di richiedenti e titolari di protezione che
sono transitati in l'Italia e hanno proseguito il loro viaggio, spesso proprio
verso la Germania. Sappiamo che la Germania non ha proceduto a rinvii
sistematici verso l'Italia e talvolta le corti tedesche hanno bloccato i
trasferimenti soprattutto per le famiglie. Oggi ci sono segnali di una tendenza
opposta?
NORA, CONSIGLIO PER I RIFUGIATI (BERLINO): No, al contrario!
Le corti tedesche continuano a bloccare
i trasferimenti in Italia di richiedenti asilo. In generale, anche oggi,
solamente pochi rinvii sono davvero realizzati verso l’Italia, anche se il
motivo principale non sono le corti tedesche ma la scadenza del termine per il trasferimento.
ASILO
IN EUROPA: Negli
ultimi tempi sono successi diversi eventi che hanno certamente scosso
l'opinione pubblica: dagli episodi della notte di Capodanno a Colonia e in altre
città tedesche fino ai recenti attacchi terroristici. Questi fatti di cronaca hanno
inciso sul dibattito in materia di asilo e sulla percezione che la popolazione
autoctona ha dei rifugiati e, in generale, degli stranieri? Lo ritieni
inevitabile o c'è qualcosa che si potrebbe fare o si sta già facendo per
reagire a questo clima? Ci sono stati degli errori nella gestione del fenomeno
da questo punto di vista?
NORA,
CONSIGLIO PER I RIFUGIATI (BERLINO): Quello che è successo dimostra
chiaramente l'incapacità delle amministrazioni tedesche di gestire la “crisi
dei rifugiati”. A volte, per lo meno a Berlino, si poteva avere l’impressione
che l’amministrazione non fosse nemmeno interessata a trovare una soluzione. Un grosso errore è stata l’assenza di una
comunicazione strutturata tra il governo federale e i governi dei Lander e- mancanza davvero fondamentale- il sostanziale blocco dell’edilizia sociale.
Sarebbe auspicabile, invece, reinvestire immediatamente nell’edilizia sociale
anziché costruire sempre più container. Certo, la costruzione di edifici prende
più tempo però alla lunga è molto più sostenibile. E mentre i container sono
destinati esclusivamente ai rifugiati, rinforzando così l’isolamento,
l’edilizia sociale è a vantaggio anche dei tedeschi bisognosi.
Un altro grande problema è il rafforzamento della destra e l’incremento di azioni dettate dalla xenofobia, fenomeno che viene minimizzato nel discorso pubblico. Parlo ad esempio del fatto che ci sono sempre più attacchi contro centri di accoglienza, spesso in orari durante i quali gli ospiti si trovano con alta probabilità all’interno della struttura.
Anche la comunicazione da parte dei mass media ha preso una direzione preoccupante. Si è passati dalle immagini di bambini siriani sorridenti, diffuse dai media tedeschi nell’estate del 2015, a masse minacciose di profughi, propagandate solo qualche mese dopo.
Tutto questo ha provocato il ritorno di un’attitudine razzista e xenofoba da parte della società tedesca e la scarsa comunicazione e interazione tra tedeschi e rifugiati. Ciò provoca un’ansia crescente da parte dei rifugiati e la percezione di questi ultimi come un pericolo enorme per la “nostra” sicurezza.
Un altro grande problema è il rafforzamento della destra e l’incremento di azioni dettate dalla xenofobia, fenomeno che viene minimizzato nel discorso pubblico. Parlo ad esempio del fatto che ci sono sempre più attacchi contro centri di accoglienza, spesso in orari durante i quali gli ospiti si trovano con alta probabilità all’interno della struttura.
Anche la comunicazione da parte dei mass media ha preso una direzione preoccupante. Si è passati dalle immagini di bambini siriani sorridenti, diffuse dai media tedeschi nell’estate del 2015, a masse minacciose di profughi, propagandate solo qualche mese dopo.
Tutto questo ha provocato il ritorno di un’attitudine razzista e xenofoba da parte della società tedesca e la scarsa comunicazione e interazione tra tedeschi e rifugiati. Ciò provoca un’ansia crescente da parte dei rifugiati e la percezione di questi ultimi come un pericolo enorme per la “nostra” sicurezza.
ASILO
IN EUROPA: In Italia il ritornello, soprattutto a
partire dalla cosiddetta Emergenza Nord Africa, era: “la Germania è un Paese
con un'economia solida e quindi riesce con più facilità ad inserire i rifugiati nel mercato del lavoro”.
A distanza di qualche anno, questa affermazione è ancora valida? La possibilità
per i rifugiati in Germania di accedere al mondo del lavoro e al sistema di
welfare è ancora effettiva?
NORA,
CONSIGLIO PER I RIFUGIATI (BERLINO): Personalmente non direi che in linea di
principio l’integrazione in Germania è più facile. Al contrario, i rifugiati sono spesso esposti a un
livello di isolamento che riduce di fatto le possibilità di integrazione. Talvolta
la gente parla poco e c’è un clima freddo che rende difficile il primo impatto
con la Germania. In Italia, invece, non vedo tanto questa difficoltà. Inoltre,
la legge italiana mi sembra molto più permissiva di quella tedesca, ad esempio per l’accesso al mercato del
lavoro. Tuttavia, la situazione economica in Italia rende difficile una vera
integrazione e partecipazione dei rifugiati. La probabilità di trovare un lavoro è chiaramente più alta qui in
Germania, anche se viene complicata dal fatto che sono sempre richiesti- in
maniera inflessibile- degli attestati
per lavorare in Germania.
ASILO
IN EUROPA: Mi piacerebbe in conclusione passare dal
livello nazionale al livello europeo: stiamo assistendo a conflitti e gravi
crisi in vaste aree del mondo che hanno provocato, e continuano a provocare,
spostamenti di elevati numeri di persone, solo in parte verso l'Europa. Messo
alla prova seriamente per la prima volta, tutto l'impianto del sistema europeo
comune di asilo, costruito in anni di negoziati, è crollato come un castello di
carta. Gli Stati hanno proceduto in maniera scoordinata e le istituzioni
europee sono apparse deboli e poco reattive.
Come interpreti questo dato e quali sono a tuo parere le possibili vie
d'uscita (se ne esistono) per la cooperazione europea in materia di asilo?
NORA,
CONSIGLIO PER I RIFUGIATI (BERLINO): Un primo aspetto possibile per una
politica di asilo comune, e fondata su un approccio costruttivo, è l’introduzione di possibilità concrete di
raggiungere l’Europa per motivi di lavoro. In tal modo, gli stranieri non
sarebbero più costretti, dall’assenza di alternative, a presentare domanda di
asilo al fine di soggiornare legalmente in Germania. Si potrebbe pensare ad esempio a un visto Schengen per motivi di lavoro,
che permetterebbe di soggiornare nello spazio Schengen per un determinato
periodo, al fine di cercare lavoro in tutti i paesi membri. Un tale strumento
renderebbe finalmente possibile l’approvazione in Germania di una legge
sull’immigrazione.
Inoltre, abbiamo urgentemente bisogno di una nuova chiave di distribuzione perché non possiamo e non dobbiamo continuare con Dublino- è un sistema che fin dall’inizio manca di ogni giustificazione e senso. Il motivo spesso invocato per il suo mantenimento - cioè che “tanto non funziona” e che la maggior parte dei richiedenti Dublino non viene in realtà trasferito - non è un argomento valido! Abbiamo, quindi, bisogno di un nuovo sistema di distribuzione, che potrebbe ad esempio essere basato su caratteristiche come la formazione professionale del richiedente, le conoscenze linguistiche, la presenza di altre persone della sua comunità, etc. Un tale sistema prenderebbe in considerazione allo stesso tempo le preferenze del richiedente e i bisogni dei paesi membri dell’UE, risultando vantaggioso anche a livello economico.
Inoltre, abbiamo urgentemente bisogno di una nuova chiave di distribuzione perché non possiamo e non dobbiamo continuare con Dublino- è un sistema che fin dall’inizio manca di ogni giustificazione e senso. Il motivo spesso invocato per il suo mantenimento - cioè che “tanto non funziona” e che la maggior parte dei richiedenti Dublino non viene in realtà trasferito - non è un argomento valido! Abbiamo, quindi, bisogno di un nuovo sistema di distribuzione, che potrebbe ad esempio essere basato su caratteristiche come la formazione professionale del richiedente, le conoscenze linguistiche, la presenza di altre persone della sua comunità, etc. Un tale sistema prenderebbe in considerazione allo stesso tempo le preferenze del richiedente e i bisogni dei paesi membri dell’UE, risultando vantaggioso anche a livello economico.
Comunque, prendendo in considerazione la
situazione attuale, non posso immaginare un accordo in questo senso.
Quest’impressione è aggravata dal fatto che ci sono sempre più governi di
destra che non sono interessati ad una soluzione europea.
Infine, se veramente vogliamo una soluzione europea comune e costruttiva, dobbiamo introdurre dei corridoi umanitari che rendano possibile presentare una domanda di asilo non soltanto una volta arrivato sul territorio europeo ma già nel paese di origine o in uno dei paesi vicini.
Infine, se veramente vogliamo una soluzione europea comune e costruttiva, dobbiamo introdurre dei corridoi umanitari che rendano possibile presentare una domanda di asilo non soltanto una volta arrivato sul territorio europeo ma già nel paese di origine o in uno dei paesi vicini.
[1]Il LaGeSo è
l’amministrazione responsabile dell’accoglienza e dell’assistenza
materiale ai richiedenti asilo a
Berlino.
[2]Il BAMF (Bundesamt
für Migration und Flüchtlinge) è l’ente responsabile per l’esame delle domande
di asilo.
[3] Il “Jobcenter” è
l’amministrazione che si occupa dell’erogazione dei sussidi di disoccupazione
alle persone che vivono in Germania e che sono disoccupate da un lungo periodo.